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DIVIDED UKRAINE: WHAT LANGUAGE DO YOU EXPRESS LOVE IN?

  

GIOVEDI 23/2
► ORE 20.10 (VOS)
 
VENERDI 24/2
► ORE 18.30 (VOS)
 
 

Regia:Federico Schiavi, Christine Reinhold

Sceneggiatura: Federico Schiavi, Christine Reinhold, Giorgio Bianchi.

Fotografia: Guillaume Bression. Montaggio: Armando Duccio Ventriglia, Federico Schiavi, Cristiana Donghi.

Musiche: Francesco Cerasi, Mimosa Campironi, Félix Lajkò – Xprodukcio.

Suono: Giorgio Vita Levi – Fonovideo.

Produzione : A World With a View

2022, HD, col., 78’
v.o. russa – ucraina – italiana / Russian – Ukrainian – Italian o.v.

 

 

A Kiev, nel 2014, in seguito a mesi di proteste, i movimenti che si oppongono alla presidenza di Yanukovich, prendono d’assalto i palazzi istituzionali costringendo il governo a dimettersi e innescando una serie di eventi che sfoceranno nella prima guerra civile europea del Ventunesimo secolo. Dalle trincee al palco di un teatro, dal fronte ai luoghi di lavoro, attraverso gli occhi di due fotografi – Giorgio Bianchi e Christopher Occhicone – il documentario ritrae e intreccia vite in conflitto e possibili prospettive di pace nel conflitto che, dal 2014 al 2019, ha versato sangue sul suolo ucraino.

 

" VITE NEL CONFLITTO "

(MYmovies)

 

"“Divided: What Language Do You Express Love In?” è un film che ha avuto un percorso creativo atipico, dovuto al contesto particolare in cui è stato realizzato… Abbiamo pensato di costruire questo film come fosse uno scambio, spesso aspro, di punti di vista sulla guerra e sulle ragioni che l’hanno scatenata; abbiamo provato a mettere in scena attraverso il video quel dibattito che oggi è reso impossibile dalle armi e della propaganda."

(I Registi Federico Schiavi e Christine Reinhold)

 

"Un documentario che possiede un importante impronta fotografica, lo spettatore si siede sulla poltrona del cinema o di casa per venire catapultato entro un museo, dove opere fotografiche, ritraenti il dramma di persone normali o di soldati al fronte, vengono mostrate nella loro crudezza e approfondite attraverso dei filmati documentaristici dove la macchina da presa e il suo operatore si mettono accanto alla persona per mostrarla nella sua essenza. Il regista e operatore non entrano mai in scena, non disturbano il protagonista del momento, ma questo viene lasciato libero di mostrarsi e di svelarsi e di raccontare la propria storia. I due fotografi Giorgio Bianchi e Christopher Occhicone e i registi del documentario non hanno intenzione di narrare un punto di vista chiaro e preciso sui fatti, anzi la storia politica della guerra è quasi del tutto trascurata a favore delle vite e di come queste persone ci sono dovute trasformare ed evolvere con l’avvenirsi della guerra, di una guerra che sta già distruggendo il Donbass, un territorio dove ormai i cittadini sono abituati a sentire gli spari e le bombe cadere sul suolo, individui che si pongono solo una domanda: perché gli ucraini stanno facendo questo ai loro concittadini, al sangue del loro sangue."(L'Occhio del Cineasta) 

 

 

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