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THE RIDER

 

VENERDI 13/9 

► ore  18.15*

 

SABATO 14/9 

► ore  18.15*

 

DOMENICA 15/9 

► ore  19.45*

 

PRIMA VISIONE ESCLUSIVA *VO

 

 CANNES 2017: PREMIO CICAE
AMBURGO FF ART CINEMA AWARD 
DUBLINO IFF 2018 MIGLIOR REGIA
ISTANBUL IFF: PREMIO FIPRESCI
NATIONAL SOCIETY OF FILM CRITICS AWARDS 2019: MIGLIOR FILM

    

 

 

 

Regia: Chloé Zhao
Attori: Brady Jandreau - Brady Blackburn, Tim Jandreau - Wayne Blackburn, Lilly Jandreau - Lilly Blackburn, Lane Scott - Se stesso, Cat Clifford - Se stesso, Terri Dawn Pourier - Se stessa, Tanner Langdeau - Se stesso, James Calhoon - Se stesso, Derrick Janis - Victor Chasinghawk
Sceneggiatura: Chloé Zhao
Fotografia: Joshua James Richards
Musiche: Nathan Halpern
Montaggio: Alex O'Flinn
Durata: 104'
Colore: C
Genere: DRAMMATICO

 

Brady Blackburn, domatore di cavalli ed ex giovane promessa nei circuiti dei rodei, dopo un drammatico incidente da cui si è salvato per miracolo si vede costretto ad abbandonare la sua attività e i sogni di gloria. Tornato a casa nella riserva di Pine Ridge, senza la possibilità di cavalcare o domare cavalli, Brady sente di non avere grandi alternative ed è oppresso da un forte senso di inadeguatezza. Così, nel tentativo di riprendere il controllo del proprio destino, Brady decide di intraprendere la ricerca di una nuova identità che lo porterà a comprendere cosa vuol dire essere un uomo nel cuore dell'America.

 

" TRA FAVOLA CONTEMPLATIVA E FILM SOCIALE, L'EPOPEA DI UN GIOVANE COWBOY ALLA RICONQUISTA DEL PROPRIO DESTINO " ('mymovies')

 

" È una bella sopresa The Rider. Un film che partendo dalla storia autobiografica di questo ragazzo (che intepreta se stesso nel film) riesce a disegnare una sincera parabola universale di accettazione dei propri limiti e di dolorosa redenzione. Ma è anche un western The Rider? Certamente ne assume tutte le coordinate immaginarie: innanzitutto quelle iconografiche (l’abbiglimento, gli accessori da cowboy, i cavalli), poi temporali (una dilatazione “epica” delle cavalcate che fa respirare il film oltre la sua stessa trauma) e infine spaziali (questo South Dakota dei giorni nostri sempre molto simile a del vecchio West). (…) rimane un film fatto di piccole cose, quelle necessarie: (…) Brady si riavvicina pian piano agli affetti e il film lo pedina con rispetto, spesso in silenzio, arrivando letteralmente a curare le sue ferite con l’apertura al western che segna anche un contatto emotivo con l’immaginario di tutti noi spettatori. Un abbraccio che avvertiamo." ('sentieriselvaggi')

 

"..è la dimostrazione più evidente di quanto il cinema sia oggi un territorio senza confini." ('Avvenire')

 

" Opera seconda della regista, scrittrice e produttrice cinese Chloé Zhao, The Rider. Il sogno di un cowboy è un western contemporaneo e molto sentimentale. L' attore protagonista (Brady Jandreau) Zhao lo ha incontrato nel 2015 in South Dakota, nella riserva Sioux di Pine Bridge, mentre girava il suo film d' esordio Songs My Brothers Taught Me. Come il Brady del film, Jandreau è un giovane cowboy Sioux che, reduce da un brutto incidente di cavallo, si ritrova costretto ad affrontare problemi economici, fisici e psicologici. In The Rider rimette in scena l'elaborazione del trauma e la riabilitazione necessaria a tornare in sella malgrado il consiglio dei medici di non cavalcare mai più. Lirico nella fotografia e nell' interpretazione del cast (reclutato nella riserva Sioux di Jandreau), il film affianca alla storia di Brady un ritratto ruvido e potente della provincia americana, dove si può essere cowboy e allo stesso tempo indiani, dove il machismo può cedere il posto alla spiritualità, alla gentilezza e a un profondo amore per i cavalli, i rodei e i paesaggi sconfinati. Presentato nel 2017 alla Quinzaine des Réalisateurs a Cannes, dove ha ricevuto l'Art Cinema Award, a Telluride, Toronto e al Sundance, e premiato come Miglior Film 2018 dalla National Society of Film Critics" ('La Repubblica')

 

"Abbiamo lavorato con una troupe leggera, girando nelle case delle persone, in luoghi reali. (…) Abbiamo fatto in modo che le riprese, pur di scene reali, avessero un taglio cinematografico per far sì che la realtà entrasse perfettamente a far parte della narrazione. Attraverso il viaggio di Brady, sia dentro che fuori dallo schermo, spero di esplorare la nostra cultura riguardo alla mascolinità e di offrire una versione più sfumata del classico cowboy americano. Voglio anche far vedere un ritratto autentico del ruvido, onesto e bellissimo cuore dell’America che amo e rispetto profondamente" (La Regista Chloé Zhao)

 

 

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