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IL REGNO

 

 

VENERDI 13/9 

► 16.15 ► 21.30

 

SABATO 14/9 

*15.00 (vo) ► 21.30

 

DOMENICA 15/9 

16.15 ► *21.30 (vo)

 

 

 

GOYA 2019: MIGLIOR REGIA, MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA, MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA

MIGLIOR SCENEGGIATURA, MIGLIOR COLONNA SONORA, MIGLIOR MONTAGGIO, MIGLIOR SUONO

 

 

    

Regia: Rodrigo Sorogoyen
Attori: Antonio De La Torre - Manuel López Vidal, Mónica López - Inés, José María Pou - José Luis Frías, Nacho Fresneda - Paco Castillo, Ana Wagener - Asunción Ceballos, Bárbara Lennie - Amaia Marín, Luis Zahera - Luis Cabrera, Francisco Reyes - Alvarado., María De Nati - Nati, Paco Revilla, David Lorente - Sonia Almarcha, Oscar De La Fuente - Andrés Lima
Sceneggiatura: Isabel Peña, Rodrigo Sorogoyen
Fotografia: Álex de Pablo
Musiche: Olivier Arson - "Nel blu dipinto di blu", musica di Domenico Modugno, testi di Franco Migliacci, Domenico Modugno (1958)
Montaggio: Alberto del Campo
Costumi: Paola Torres
Effetti: Free Your Mind
Suono: Roberto Fernandez (II), Alfonso Raposo
Durata: 120'
Colore: C
Genere: POLITICO, THRILLER


 

 

Manuel López-Vidal è un vicesegretario regionale prossimo al salto verso la politica nazionale. Con i compagni di partito gestisce un consolidato sistema di potere che mescola corruzione, favoritismi e benefit di lusso. Quando il giro di corruzione viene a galla e cominciano gli interrogatori, Manuel è lasciato solo sia dai capi di Madrid, sia dagli ex amici. Espulso dal "regno", braccato dalla stampa e indicato come principale responsabile dello scandalo, non esita a tentare ogni strada pur di salvare la reputazione e la sua stessa vita.

 

"TESISSIMO THRILLER SULLA DERIVA DI UN UOMO DISPERATO E ABBANDONATO DAL SISTEMA IN CUI HA SEMPRE CREDUTO" ('mymovies')

 

"Sulla scia dei 7 Goya vinti approda nelle sale la nuova pellicola di Rodrigo Sorogoyen, Il regno, nella quale il pubblico potrà ritrovare le medesime qualità di scrittura, estetica e recitazione già presenti nei lavori precedenti.
Qualità che hanno consentito al cineasta madrileno di dare forma ad un thriller che affonda la lama in uno dei temi più caldi in Spagna e non solo, ossia la corruzione nella classe politica.
Seguendo la lezione del grande cinema civile, l’autore riflette su come la mancanza di senso etico si estenda alla Società, della quale il protagonista non è solo una mela marcia, ma uno degli ingranaggi corrotti che la guida.
La macchina da presa entra nelle stanze dei bottoni e ne mostra i meccanismi, pedinando un influente vicesegretario regionale prossimo al salto verso la politica nazionale, che vede la sua vita perfetta andare in pezzi in seguito alle notizie trapelate circa il coinvolgimento in un giro di illeciti.
Il risultato è un giallo teso come una corda di violino, un’opera carica di suspense, che al contempo parla di esseri umani, dei lati oscuri e dei loro dilemmi esistenziali." ('Francesco Del Grosso')

 

"Ha vinto qualcosa come sette premi Goya, l'equivalente spagnolo dei nostri David. E non in categorie da poco, visto che ha trionfato come regia, attore protagonista e non protagonista, sceneggiatura originale, colonna sonora, montaggio e sonoro. Non che questo sia sinonimo automatico di qualità, ma, in questo caso, non ci sono dubbi in merito. Il Regno è realmente un gran bel film, un thriller dalle mille sfumature, un noir adrenalinico che regala continui colpi di scena, con lo spettatore immedesimato nel tentativo del protagonista, il politico Manuel López-Vidal, di cavarsela da una situazione per lui sempre più scabrosa.." ('Il Giornale')

"Prossimo a entrare nella direzione nazionale del suo partito, Manuel Lopez-Vidal è coinvolto in un caso di corruzione; ma non intende finire da solo nella polvere e minaccia i suoi confratelli di trascinarli con sé. Tutto converge in un dibattito televisivo con la giornalista Amaia Marin, che lo sottopone a un processo mediatico in diretta. Se Il regno si riferisce a casi di cronaca avvenuti in Spagna, li allarga però a una riflessione più universale sulle compromissioni e il senso d'impunità dei professionisti della politica. Sovvertendo i canoni del genere, che di solito osserva i fatti dalla parte di un rappresentante della legalità, il protagonista è il corrotto" ('La Repubblica')

 

 

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