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ROMA
 

DOMENICA 20/01

► ORE 10.45

A SEGUIRE APERITIVO

 

 

LEONE D'ORO ALLA 75. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2018)

GOLDEN GLOBE 2019. MIGLIOR FILM E MIGLIOR REGIA

 

 

 Regia: Alfonso Cuarón
Attori: Yalitza Aparicio - Cleo, Marina de Tavira - Signora Sofía, Diego Cortina Autrey - Toño, Carlos Peralta - Paco, Marco Graf - Pepe, Daniela Demesa - Sofi, Nancy García García - Adela, Verónica García - Signora Teresa, Andy Cortés - Ignacio, Fernando Grediaga - Signor Antonio, Jorge Antonio Guerrero - Fermín, José Manuel Guerrero Mendoza - Ramón, Latin Lover - Professor Zovek, Zarela Lizbeth Chinolla Arellano - Velez, José Luis López Gómez - Pediatra, Edwin Mendoza Ramírez - Medico, Clementina Guadarrama - Benita, Enoc Leano - Político, Nicolás Peréz Taylor Félix - Beto Pardo, Kjartan Halvorsen - Ove Larsen
Soggetto: Alfonso Cuarón
Sceneggiatura: Alfonso Cuarón
Fotografia: Alfonso Cuarón
Montaggio: Alfonso Cuarón, Adam Gough
Scenografia: Eugenio Caballero
Arredamento: Bárbara Enríquez
Costumi: Anna Terrazas
Effetti: Sergio Jara, Alex Vasquez, Miguel De Hoyos, Doug Spilatro
Suono: Sergio Diaz, Skip Lievsay - (mixer)

 
 
 
 

Le vicende di una famiglia borghese messicana che vive nel quartiere Roma a Città del Messico negli anni settanta. In un anno turbolento Sofia, madre di 4 figli, deve fare i conti con l'assenza del marito, mentre Cleo affronta una notizia devastante che rischia di distrarla dal prendersi cura dei bambini di Sofia, che lei ama come se fossero i propri..

 

 

" 'Roma' nasce precisamente dai ricordi del regista, la casa della sua infanzia è stata ricostruita nei particolari, ha voluto intorno a sé solo maestranze di lingua spagnola (anche se lui stesso ha ricoperto la maggior parte dei ruoli, dal direttore della fotografia al montaggio). L'andamento della vita domestica è l'osservatorio privilegiato da cui mostrare la costruzione gerarchica di una società maschilista, dove le domestiche sono l'ultimo anello, testimoni anche dello sgretolamento di una vita protetta. Da pochi indizi, da piccoli eventi fino a quelli più inaspettati e drammatici è reso palpabile il cambiamento dei tempi, così come i drammi personali alludono alle tragedie che avvengono per strada, ma senza che ci sia bisogno di mostrarle se non per allusioni. (...) bastano pochi secondi per riannodare tutti i fili, magnifico lavoro di costruzione che svela più dimensioni, dalla struttura classista della società, dal quartiere benestante al pueblo senza acqua e senza luce, le strade di fango. Cuarón fa emergere da ogni angolo dello schermo la vita palpitante del passato e ciò che resta di vitale nel presente, la rete degli affetti, i suoi ricordi d'infanzia portati poi da grande sullo schermo." ( 'Il Manifesto' )

 

" IL RITRATTO DI UNA DIGNITÀ UMANA COSÌ PROFONDA E INALIENABILE DA TRASFORMARE OGNI COSA IN STRAZIANTE BELLEZZA " ('mymovies')

 

"Come si dice 'Amarcord' in messicano? 'Roma'. Alfonso Cuarón ricorda la sua infanzia in un bianco e nero maiuscolo a Città del Messico (...).È un film sulla donna, l'ennesimo di questa Venezia di registi maschi che inquadrano, con potenza, più Lei che Lui. Nella pellicola Cleo è la fiera protagonista mixteca del popolo (la prima apparizione cinematografica di Yalitza Aparicio è sensazionale) mentre Sofia sembra una borghese piccola piccola in cerca di riscatto. Fellini è ovunque e non tanto per 'Amarcord' quanto piuttosto per 'La strada' (forzuti che si esibiscono in tv e davanti a giovani proletari trasformando il circo in arti marziali di massa), 'Le notti di Cabina' (lo spaesamento di una donna davanti all'amante crudele) e 'Otto e mezzo' (un tunnel intasato di macchine ferme). Il regista messicano (...) dirige, fotografa e monta con il chiaro intento di purificarsi nella memoria di un quartiere (Roma) di Città del Messico pieno di vita anche quando per strada ci si spara senza pietà (Massacro di Tlatelolco). Lunghi piani sequenza ipnotici e morbide carrellate infinite (una in mare contro le onde da brividi). Dura due ore e un quarto ma potevamo vederne altre quattro. (...) quanto ci mancava il suo sguardo così vorace di vita. Anche quando è la sua." ('Il Messaggero')

 

" C’erano tre elementi che fin dall’inizio erano alla base di questo progetto, il personaggio di Cleo, l’uso del bianco e nero e la memoria. La memoria è soggettiva, ma io volevo costruire una memoria oggettiva basata sull’immagine. Mi interessava osservare quei momenti con una certa distanza, senza giudicare, lasciando che la telecamera non si intromettesse nel momento. (…) alla fine questa è la storia di una cicatrice. Una cicatrice mia formatasi negli stessi giorni in cui si è formata una cicatrice del Messico." (Ilr regista Alfonso Cuarón)

 

 

 

 

 

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