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IL COLORE DI SERA
 
PROSSIMAMENTE NUOVAMENTE
IN PROGRAMMAZIONE
 
 
 

Regia: Spartaco Capozzi
Cast: Maria Concetta Cassarà, Spartaco Capozzi, Sara Ugolini, Rosetta Ricca, Margherita Lanzi
Produzione: Spartaco Capozzi, Margherita Lanzi
Soggetto: Spartaco Capozzi, Alessandro Focareta, Margherita Lanzi
Sceneggiatura: Spartaco Capozzi
Aiuto regia: Margherita Lanzi, Luigi Parisi
Fotografia: Alessandro Focareta, Alessandro Guatti, Riccardo Palladino, Spartaco Capozzi
Suono in presa diretta: Alessandra Salvatori
Segreteria di edizione: Margherita Lanzi
Color correction: Alexander Viola
Post-produzione audio: Marco Volpi, Alessio Fieno
Grafica titolo: Angela D’Orso
Animazioni e titoli: Roberta Samperi
Durata: 83'
Aspect ratio 16:9
Risoluzione: 1080 (full hd)

 

 
Il regista Spartaco Capozzi incontra Maria Concetta Cassarà, un’anziana signora di origine siciliana, che vive in un quartiere popolare di Bologna e che ha iniziato a dipingere per gioco solo dopo i sessant’anni. Quei primi schizzi diventano nel tempo autentici dipinti dai tratti naïf e dall’immaginario potente. Le sue opere sarebbero rimaste nell’intimità domestica se suo figlio Alfio non avesse cominciato a venderle nel centro di Bologna. È così che sono finite nelle mani della storica d’arte Sara Ugolini che ha inserito Maria Concetta tra gli artisti dell’outsider art. Alfio, vittima della sua schizofrenia, è il conflitto interiore della donna, una presenza oscura. Ma quando viene sera si entra in un’altra dimensione: nella sua piccola casa, Concetta si abbandona alle sue misteriose invenzioni. Spartaco si avvicina progressivamente alla vita e alle opere dell’artista outsider, fino ad esplorare insieme a lei il quartiere in trasformazione dove entrambi vivono.
 
"SPARTACO CAPOZZI INCONTRA MARIA CONCETTA CASSARÀ" (MYmovies)
 
" (...) è una di quelle opere d’arte dignitosamente e intensamente povere a cui ti aggrappi con gli occhi e che rimangono conficcate nel cuore"
(Il Fatto Quotidiano)
 
"Con Maria Concetta Cassarà non potevo limitarmi al semplice ritratto d’artista. Il mistero della sua creatività - scoperta solo in vecchiaia - viveva in simbiosi con la sua spontaneità,
la sua natura di autodidatta. Mi chiedevo: dov’era prima tutto questo enorme mondo interiore? Anche suo figlio Alfio doveva far parte delle riprese, ma le sue condizioni di salute mi hanno suggerito altro. Croce e delizia dell’avventura artistica di sua madre, poteva essere evocato mediante i quadri e con l’aiuto della mia presenza diretta nel film,che mi permetteva anche di avvicinarmi all’intimità della donna, di starle accanto quando dipingeva di sera.
Inoltre volevo porre in relazione Concetta con la Bologna in trasformazione a pochi passi da
casa sua. Fare un film insieme a lei doveva essere un’esperienza di scoperta. La sua morte,
alla fine, fa di me il testimone solitario di questo viaggio intimo. E i miei ricordi,
dolorosamente, continuano questo viaggio." (Il regista Spartaco Capozzi)
 
 
 

 

 

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