ONE DAY ONE DAY
 

SABATO 21/5

► ore 21.30*

*𝐀𝐋𝐋𝐀 𝐏𝐑𝐄𝐒𝐄𝐍𝐙𝐀 𝐃𝐄𝐆𝐋𝐈 𝐀𝐔𝐓𝐎𝐑𝐈

  

PRIMA VISIONE IN ESCLUSIVA

 

Regia:OLMO PARENTI
FOTOGRAFIA: MATTEO KEFFER MONTAGGIO: OLMO PARENTI
PRODUZIONE: A THING BY / WILL MEDIA
PRODUTTORI ESECUTIVI: OLMO PARENTI, MARCO ZANNONI, MATTEO KEFFER, GIACOMO OSTINI
DISTRIBUZIONE: A THING BY
ITALIA, 2021
DURATA: 78 MINUTI

 

In Italia oltre 500.000 immigrati vivono senza documenti e in condizioni di estrema precarietà. Molti di loro cercano rifugio e lavoro nelle campagne del nostro paese dove vengono impiegati per raccogliere il cibo che acquistiamo nei supermercati. One Day One Day mostra le vite di queste persone dall’interno dei ghetti e delle baraccopoli sparse nel nord della Puglia, gli unici posti disposti ad accoglierli.
Dopo averlo mostrato in 14 tappe ad oltre 7.000 studenti delle scuole superiori arriva finalmente al cinema!
 
“One Day One Day” è un documentario coraggioso. Non è facile gettare luci così decise su realtà che la maggior parte delle persone preferisce ignorare. Will Media e A THING BY hanno unito forze e risorse per raccontare la vita a Borgo Mezzanone, baraccopoli nel foggiano abitata soprattutto da migranti africani che fin troppo facilmente restano prigionieri delle maglie del caporalato. Eppure, quanta dignità in questi sguardi. Quanta voglia di rinascita. Quanta fame, fame vera, di vita e umanità.
Spero che la nuova emergenza, la nuova ondata di profughi in arrivo dall'Ucraina, faccia comprendere che l'accoglienza per chi fugge da guerre, fame e persecuzioni deve essere rivolta a tutti. Anzi, più che sperare, sono certo che l'aiuto che il terzo settore sta dando alla Protezione Civile nell'accoglienza dei profughi ucraini, cambierà la percezione e il racconto che è stato fatto delle Ong da parte degli ultimi governi. Per anni hanno accusato le Ong di essere trafficanti di esseri umani, ma oggi è a loro che si sta rivolgendo chi, per conto del governo italiano, si sta facendo carico di organizzare le nuove vite dei profughi ucraini. Perché le Ong, insieme all'associazionismo spesso religioso, sono state le uniche a essersi occupate di accoglienza e lo hanno fatto nonostante la delegittimazione e le picconate al sistema dell'accoglienza in Italia." (Roberto Saviano)
 
"Siamo scesi nella capitanata per la prima volta a Giugno 2020. L’obiettivo inizialmente era produrre un breve documentario sul fenomeno del caporalato da distribuire online in quello che sembrava un momento di risveglio per la coscienza anche del nostro paese (soprattutto sulla scia della morte di George Floyd). Ci sono bastati pochi giorni per capire che la questione fosse ben più complessa del singolo caporalato; conoscendo questi ragazzi ci siamo resi conto che la tragedia dello sfruttamento sul lavoro – di cui spesso parlano televisioni e giornali – fosse solo la conseguenza dell’immobilità sociale che nel nostro paese avrebbero dovuto affrontare, possibilmente per tutta la vita. […] Il film è volutamente girato tutto in presa diretta e con la mia voce presente non come voce fuori campo, ma come interlocutore dei protagonisti. Questa è stata una scelta dettata dalla volontà di rendere esplicito l’intento di chi sta dietro la camera e dichiarare quello che potesse essere il suo filtro. E’ un tentativo di rendere il film il più onesto possibile." (Il regista Olmo Parenti)

 

 

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