QUEL CHE CONTA E' IL PENSIERO


VENERDI  15/10 

► ore 15.00


SABATO 16/10 

► ore 15.00


PRIMA VISIONE IN ESCLUSIVA

  

Scritto, diretto e prodotto da Luca Zambianchi

Cast: Luca Zambianchi - GIOVANNI, Michele Petrini - MICHELE, Alessandra Rontini - ASIA Matteo Celli - FREUD Enrico Zambianchi - NIETZSCHE (II), James Foschi - HEGEL,  Luciano Baldan - KANT,  Gianfranco Boattini - NIETZSCHE (I),  Alex Ravaglia - SCHOPENHAUER, Francesco Lega - MARX, Giuliano Gavagna - IMPIEGATO, Francesca Ragni - DOTTORESSA,  Laura Zecchini - RAGAZZA CAFFE', Arlo Zenzani  - COLLEGA, Vanni Spinelli - PROVINANTE 1, Andrea Ravaglia - PROVINANTE 2, Aldo Mazzotti - PROV. CAVALLETTA

Con la partecipazione di Licia Navarrini nel ruolo della madre

Fotografia & montaggio: Luca Zambianchi

Musiche: Equ, Corner in Bloom , Lineamaginot​

Sound design & presa diretta: Enrico Zattoni (L'Arcangelo Recording)

Aiuto-regia: Jessica Milardo, Henry Whites

Color correction: Alberto Bandini

Co-prodotto da Enrico Zattoni

 

“Menzione Speciale a “Quel che conta è il pensiero” per la sua sceneggiatura brillante che ricorda il primo cinema di Nanni Moretti, per cinismo, acutezza, profondità dei dialoghi e per la capacità di parlare “a” e “di” giovani in modo mai scontato e amaramente sincero.”

(Direzione Artistica CineOff)

 

Giovanni e Michele sono alla ricerca di un terzo coinquilino per il loro appartamento per studenti. Giovanni, anziché preparare gli esami di Medicina, lavora alla messa in scena del proprio spettacolo amatoriale “La Lavanderia di Freud”; mentre Michele, ottimista fuoricorso, rimbalza di festa in festa e di ragazza in ragazza. Complice la diffidenza di Giovanni, la ricerca del nuovo coinquilino sembra aver poco successo – finché un giorno, senza preavviso, Asia si presenta alla porta. Tra esami rimandati, discussioni ambiziose, incurabili malinconie e un po’ troppi caffè, Giovanni, Asia e Michele incedono verso un futuro incerto nelle file di una generazione perennemente in crisi, in attesa di uno slancio che sembra sfociare regolarmente nell’(auto)ironia.

 

 

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