(Le beau mariage)
Francia | 1982
• LUNEDì 7/10 •
► ORE 19.00
in versione francese con sottotitoli italiani
prezzo speciale € 5,00
Con la stessa determinazione con cui l’Anne di La moglie dell’aviatore rifugge la convivenza e il matrimonio, Sabine, 25 anni, la protagonista di Il bel matrimonio, intende sposarsi il prima possibile. Una decisione che nasce anche come reazione al rapporto che la lega a un pittore, sposato e con figli: il matrimonio di Sabine assume fin da subito il carattere di una dimostrazione teorica, e il beau (“bello”) del titolo sta a indicare prima di tutto una bellezza morale. Ma l’inversione dell’ordine dei fattori, per cui la decisione di sposarsi viene prima di aver trovato qualcuno da sposare, assume anche il significato di un’affermazione di potere su uomini e sentimenti: «C’è della volontà anche nell’amore», osserva la ragazza in uno dei suoi tanti confronti con la migliore amica, Clarisse, interpetrata da Arielle Dombasle, la protagonista di Pauline alla spiaggia. Come spesso accade nei film di Rohmer, Sabine lascia la posizione che occupa attualmente per esplorarne un’altra, facendo del racconto l’attuazione di un’idea. Ed è così che il film si fa pura commedia, ossia scontro di tesi e posizioni, mentre il tema del matrimonio (inteso anche come contratto) diventa l’occasione per ragionare, in senso ampio e aggiornato (dal punto di vista di una donna), su questioni come le convenzioni e le regole sociali, la libertà di pensiero e azione, le differenze di classe. L’amore romantico esce dunque di scena, sostituito da una visione che assoggetta il matrimonio a una volontà che, come riconosce la stessa Sabine, è un misto di impulsività e principi rigorosi. Béatrice Romand, attrice simbolo, accanto a Marie Rivière, di Rohmer – insieme hanno realizzato sei film, da Il ginocchio di Claire (Le Genou de Claire, 1970) a Racconto d’autunno (Conte d’automne, 1998) – traduce la complessità emotiva del personaggio alternando ferrea determinazione, cocciutaggine infantile e cedimenti emotivi, e giocando con abilità sulla dissociazione tra parole e gesti (un aspetto della recitazione cui Rohmer ha sempre assegnato grande valore).