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 EO

 
SABATO 03/6
► ORE 16.35 (VOS)

 

● PREMIO DELLA GIURIE E MIGLIOR COLONNA SONORA CANNES 2022
● EFA EXCELLENCE AWARD
● SHORT LIST MIGLIOR FILM STRANIERO OSCAR 2023

 
PRIMA VISIONE IN ESCLUSIVA
 
 
 

Regia Jerzy Skolimowski
CON Lorenzo Zurzolo, Mateuz Kosciukiewicz,
Iabelle Huppert, Sandra Drzymalska, Tomasz Organek
Sceneggiatura: Ewa Piaskowska,Jerzy Skolimowski

Tratto da: adattamento contemporaneo di 'Au Hasard Balthazar' (1966) di Robert Bresson

Fotografia Michal Dymek
Montaggio AGNIESZKA GLINSKA

Musiche Pawel Mykietyn

Produzione: SKOPIA FILM

Produzione: EILEEN TASCA PER ALIEN FILMS, SKOPIA FILM, JERZY SKOLIMOWSKI, EWA PIASKOWSKA

Distribuzione: I WONDER PICTURES (ARTHOUSE)

 

 

A distanza di sette anni dal suo ultimo film, il leggendario regista Jerzy Skolimowski (Deep End, Moonlighting) torna alla regia dirigendo uno dei suoi film più liberi e visivamente inventivi, seguendo i viaggi di un asino nomade di nome EO. Dopo essere stato liberato dal circo itinerante, che è l’unica vita che abbia mai conosciuto, EO inizia un viaggio attraverso la campagna polacca e italiana, sperimentando crudeltà e gentilezza in egual misura e osservando nel contempo le follie e i trionfi dell’umanità. Durante i suoi viaggi, EO viene aiutato – ma a volte anche ostacolato – da un variegato gruppo di personaggi che include un giovane prete italiano (Lorenzo Zurzolo), una contessa (Isabelle Huppert) e una turbolenta squadra di calcio polacca. Liberamente ispirato a Au hasard Balthazar di Robert Bresson, e caratterizzato dalla fotografia coinvolgente e sorprendente di Michal Dymek unita alla colonna sonora risonante di Pawel Mykietyn, il film di Skolimowski mette lo spettatore nella prospettiva del suo protagonista a quattro zampe. Il viaggio di EO parla del mondo che ci circonda e, durante il lungo percorso, l’eroe equino sottolinea coraggiosamente i mali della società e lancia un avvertimento sui pericoli dell’abbandono e dell’inazione, il tutto mentre è alla ricerca della libertà.

 

"Jerzy Skolimowski si mette nella testa dell'asino, animale intelligente e sensibile, costretto allo spettacolo dell'umana violenza e dell'umana insensatezza, e ne visualizza i pensieri, i ricordi, i desideri."

(MYmovies)

  

“Diversi decenni fa, dissi in un’intervista (credo fosse per Cahiers du Cinéma) che l’unico film che mi ha commosso fino alle lacrime fu Au Hasard Balthazar (1966) di Bresson. Penso di averlo scoperto poco dopo la sua uscita al cinema. Da allora, non ho più versato una sola lacrima al cinema. Quindi, ciò che devo a Robert Bresson è aver acquisito la forte convinzione che affidare a un animale il ruolo di personaggio protagonista di un film non solo è possibile, ma può anche essere fonte di emozione. EO è un’opera poetica, offre una visione metaforica del mondo.. Questa è stata la lezione che ho tratto da Bresson. Che un eroe animale è in grado di commuovere ancora di più di un eroe umano. L’intero film è dedicato all’idea di cambiare l’atteggiamento delle persone nei confronti degli animali. Volevo generare un sentimento di simpatia tra le persone che guardano il film e il nostro protagonista, l’asino, e gli altri animali. E quando ho raggiunto l’obiettivo di creare un legame tra le persone che guardano il film e gli animali, per capire questo attaccamento, ho voluto scuotere le persone che guardano il film in modo che possano riflettere sul loro atteggiamento verso gli animali quando escono dal cinema”

(Il Regista Jerzy Skolimowski)

 

"Skolimowski e la sua cosceneggiatrice Ewa Piaskowska lo raccontano con una libertà che ricorda gli esordi del regista, senza preoccuparsi troppo della logica narrativa e con continui salti di prospettiva. Ne esce un film sorprendente che alterna scelte realistiche ad altre innaturali, squarci poetici ai ribaltamenti della logica (l'acqua che scorre al contrario), dove i colori a volte sembrano impossessarsi della scena per trasmettere quello che forse è una specie di soggettiva asinina. Senza però una logica immediatamente leggibile, ma piuttosto inseguendo una libertà che sorprende, in nome di un cinema che prima di ogni messaggio vuole trasmettere sensazioni ed emozioni."
(Paolo Mereghetti)

 

"A ottantaquattro anni, al diciottesimo lungometraggio di una carriera quasi sessantennale, Skolimowski osa guardare negli occhi l’asino, la sua immutabile dolcezza. (…). Skolimowski, nella scritta bianca su schermo nero che anticipa i titoli di coda, sottolinea come il racconto sia stato portato avanti per ricordare le sofferenze di tutti gli animali che sono oggetti nelle mani dell’uomo (…). EO non è un remake di Au hasard Balthazar di Bresson(…), Skolimowski compie un’azione ostinatamente contraria a quella del regista francese, che vedeva nel racconto un’allegoria dell’umano. Bresson non concedeva antropomorfismi di sorta al suo asino, lo rappresentava nella sua nuda purezza animale, (…) inerme nelle mani di un’umanità violenta: Skolimowski al contrario attribuisce un pensiero semplice ma radicato a EO, gli regala sogni, visioni, rimembranze di un passato felice. (…) In questa scelta EO trova la sua collocazione: non un racconto morale, ma un road movie avventuroso verso l’ineluttabile (…), dove il dramma si lega al grottesco, e la violenza può esplodere nei modi più impensati." (Quinan)

  

"il viaggio epico di un asino attraverso il mondo degli umani" 
(Il Manifesto)
 

 

 

 

 

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