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 FAIRYTALE

   

VENERDI 02/6
► ORE 14.45
  
● PRESENTATO IN CONCORSO AL 75. LOCARNO FILM FESTIVAL (2022)

 

 

Regia: Aleksandr Sokurov

Attori: Alexander Sagabashi - voce, Vakhtang Kuchava - voce, Fabio Mastangelo - voce, Lothar Deeg - voce, Tim Ettelt - Voce, Pascal Silvansky - Voce

Sceneggiatura: Aleksandr Sokurov

Musiche: Murat Kabardokov

Effetti: Alexander Zolotukhin, Katerina Solovyova, Vitaliy Suvalov, Alexander Yefimov, Polina Ivanova, Yuri Mokiyenko, Stepan Masychev, Evdokiya Bannaya, Ekaterina Yermolayeva, Dmitry Ushanov

Suono: Alexander Vanyukov

Durata: 78

Colore: B/N-C

Genere: SPERIMENTALE

Produzione: NIKOLAY YANKIN PER INTONATIONS PRODUCTION

 

C’erano una volta Hitler, Stalin, Mussolini e Churchill… Aleksandr Sokurov e il simulacro dei potenti al cospetto delle Porte del Cielo: la proiezione fantasmatica di un’illusione eterna e replicabile.

Le anime di Winston Churchill, Adolf Hitler, Joseph Stalin e Benito Mussolini vagano, tra le altre, per una dimensione metafisica in attesa di una forza suprema che possa accoglierle. Insieme a loro anche Gesù. Non ancora sistemati nell'aldilà, al termine delle loro vite, le versioni non corporee degli uomini protagonisti del ventesimo secolo si abbandonano ai pensieri più profondi ed intimi.

 

"IL MAESTRO TORNA CON UN'OPERA CONCETTUALE CHE APPARE COME UNA POSTILLA RIFLESSIVA NELLA SUA FILMOGRAFIA"

(MYmovies)

 

"Non sono né giudice né procuratore, ma non sono neanche difensore. Sono uno che ha la responsabilità di ciò che accade attorno a me, sono responsabile quanto gli altri, sono uno di quella folla, di quel mare umane umano che si staglia su quei fondali, uno di quelle tantissime persone che inneggiano a quei personaggi. Sono responsabile di tutto ciò che hanno fatto nel mio paese e altrove, perché la responsabilità di una singola persona, di chi ha seminato morte dichiarando guerra è pari a quella di tante altre persone che lo hanno portato al potere. Possiamo far fucilare o impiccare un dittatore colpevole di tanti crimini, ma cosa possiamo fare di milioni di persone che l'hanno portato al potere? Finché esisteranno questi milioni di persone esisteranno le guerre e i crimini contro l'umanità."

(Il Regista Aleksandr Sokurov)

 

"...è la nuova opera del grande Aleksandr Sokurov, che torna a riflettere sul tema del potere immaginando una sua Divina Commedia, un mondo dell’oltretomba, dove si ritrovano Stalin, Hitler, Churchill e Mussolini, incrociando Gesù Cristo e Napoleone.

C’è il pittoricismo, c’è quella tensione figurativa che ha sempre guidato l’opera del Maestro Sokurov, che qui si traduce in un’estetica da inchiostro, da chiaroscuro, da litografia, tra Gustav Dorè e Piranesi. E a proposito di quest’ultimo, Fairytale condivide certe visioni architettoniche verticali, quasi alla Escher. Se pensiamo all’opera più celebre del grande incisore veneto, le Carceri, possiamo chiederci se Sokurov assegni all’arte quella giustizia negata dell’umanità. Per un autore che ha più volte contemplato la dimensione del museo, della raccolta di opere d’arte, dei grandi contenitori della memoria dell’umanità, l’Ermitage nell’Arca russa e il Louvre in Francofonia, si tratta ora di mettere in scena una fiera degli autori delle atrocità, un’esposizione dei despoti come in un museo delle cere." (Quinlan)

 

" Non si tratta di una ricostruzione digitale, dei personaggi (e neanche olografica, come negli anni ’90 proprio uno scienziato russo aveva ventilato sarebbe stato il futuro del cinema), ma di un lungo lavoro di ricerca nelle cineteche di tutto il mondo dove ogni espressione del viso, gesto, smorfia, postura di quei quattro personaggi è stata ritagliata e ricomposta. Dalla grande quantità di documentari storici relativi alla Seconda guerra mondiale (che costituiscono il picco di ascolti delle tv), il regista ha realizzato un impressionante lavoro di montaggio che nell’insieme rende i quattro personaggi simili ad alienati vaganti nel parco di una clinica psichiatrica. Infatti non manca neanche Napoleone, già accolto oltre i cancelli divini, forse per decorrenza termini. Ognuno parla la sua lingua (georgiano e russo, tedesco, inglese, italiano) come in un tavolo di trattative dove ciascuno pensa di essere più scaltro degli altri (e qualcuno lo è). Sotto di loro, folle oceaniche ridotte a ondate indistinte e minacciose appaiono come monito a non lasciarsi più manipolare, lavorando in un crescendo drammatico, sul rapporto tra leader e masse."

(Il Manifesto)

 

" ...riguardo al potere, Sokurov non ha bisogno di condannarlo o di abbatterlo. Perché vi riconosce un’entità intrinsecamente destinata alla dissoluzione, a cambiar forma e struttura in continuazione e quindi “incapace” di durare, di persistere. Sì, è infinitamente replicabile, come le amebe, ma sostanzialmente liquida e trasparente. Il che non vuol dire che non vi sia l’orrore o l’inquietudine in questa visione dantesca (o michelangiolesca). Ma è come se fosse inquadrata da una distanza smisurata.

Ecco, Sokurov sta su quel crinale sottile che separa la lucidità e la follia (forse solo Herzog, per motivi diversi, è paragonabile). Ed è già questo a renderlo un autore fuori programma, indesiderabile. Si muove lungo quella linea in cui la fiaba comincia a mostrare il suo lato oscuro, l’Ombra. Ma i suoi fantasmi si trasformano anche in figure farsesche, che si sdoppiano, moltiplicano, smarrendo l’identità. I loro discorsi “seri” (Dio, la politica, il comunismo, il fascismo) scivolano nella facezia e nell’irrilevanza, quasi nello sberleffo comico (Hitler che vuole prendere a calci nel sedere Churchill). Fino allo smarrimento più frastornante. Mentre le immagini oscillano tra il nitore e una specie di fumo sottile, una coltre dipinta che copre lo sguardo e lo costringe a distrarsi, a divertirsi. Mettendo in discussione la fede in ciò che si vede. La fede nel cinema tutto, persino. E quindi non c’è furia, non c’è condanna. Si intravede un sorriso lontano, quasi un’ironia ascetica. Che non è rassegnazione. Ma una forma estrema di resistenza."

(Sentieri Selvaggi)

 
 

 

 

 

 

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