LAGGIU' QUALCUNO MI AMA

SABATO 18/3
► ORE 21.30

DOMENICA 19/3
► ORE 17.10

● PRESENTATO AL 73º FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI BERLINO NELLA SEZIONE "BERLINALE SPECIAL"

 

Regia: Mario Martone

Attori: Massimo Troisi

Soggetto: Mario Martone, Anna Pavignano

Sceneggiatura: Mario Martone, Anna Pavignano

Fotografia: Paolo Carnera

Musiche: Pino Daniele, Antonio Sinagra, Luis Enríquez Bacalov

Montaggio: Jacopo Quadri

Colore: C

Genere: Documentario Biografico

Produzione: INDIANA PRODUCTION

Distribuzione: MEDUSA FILM E VISION DISTRIBUTION

 

 

Documentario incentrato su Massimo Troisi, che tramite contenuti inediti e una raccolta di testimonianze di colleghi e amici dell'attore racconta il suo genio. Il mito di Massimo Troisi, una figura sempre rimasta viva nell'immaginario del cinema italiano, si rianima nello scorrere delle immagini su quel grande schermo che gli ha dato la gloria, grazie al lavoro di Martone, suo amico e ammiratore, e di Anna Pavignano, compagna di Troisi nella sfera privata e professionale.

 

"LA RI-SCOPERTA DI UNA FIGURA FONDAMENTALE DELLA NOSTRA CULTURA IN UN'OPERA CHE NE COGLIE TUTTE LE SFUMATURE" (MYmovies)

 

"Penso ancora adesso che il suo sia un cinema molto bello. Lui era amatissimo dal pubblico, come comico. Ma per me era un grande regista. Ho accettato di girare questo documentario solo dopo aver avuto il permesso di poter inserire i suoi film. Volevo che il suo cinema tornasse a vivere sullo schermo. E spiegare perché il suo cinema era così bello.Massimo era un ribelle e lo è sempre rimasto. Spirito libero e politico. Perché figlio di un tempo e di un luogo, Napoli negli anni 70, che aveva davvero un ruolo importante. Il suo personaggio, l'uomo che non si piega mai al conformismo, nasce da lì. Anche se Massimo ha saputo comunicare col pubblico come nessun altro, non è mai sceso a compromessi. Il suo voler fare solo quello che aveva in mente di fare era davvero «da Nouvelle Vague». E le sue scelte da regista erano completamente libere, radicali. Lui che si mette dietro la colonna in Le vie del signore sono finite. E le scene di spalle... Scelte tecniche assolutamente sue, libere. Come anche il modo in cui ci mostrava l'amore e tutti i suoi problemi."

(Il Regista Mario Martone)

 

"Esiste una genialità che supera il talento: si lega a un contesto culturale e ambientale, diventa rappresentatività di un comune sentire che è ridere e piangere e riflettere. Non sta tanto in un libro, in un film, in un’idea, quanto in un modo di essere e di esprimersi. In questo surplus di qualità è racchiusa la favola di Massimo Troisi, nato comico, divenuto regista-interprete nonché maschera napoletana degna della commedia dell’arte. In questo è racchiusa anche la carriera di Mario Martone, regista di cinema e teatro che a Napoli ha sempre trovato la sua ispirazione più autentica.
Così, dopo due film diversi ma in fondo così simili come Qui rido io e Nostalgia, eccolo firmare un docu-film su Troisi, scomparso quasi trent’anni fa, nel 1994, appena finite le riprese del suo film-testamento, Il Postino di Michael Radford, per le conseguenze di una congenita malattia al cuore. Troisi avrebbe oggi settant’anni. Laggiù qualcuno mi ama, bel titolo che richiama Lassù qualcuno mi ama con Paul Newman (1956), dà l’idea di un Troisi che da lassù guarda gli amici, i compagni di lavoro, il cinema che cambia e commenta con l’ironia malinconica che gli era abituale.
Martone lavora con contenuti inediti, sequenze di film, testimonianze, immagini di repertorio. Ricordano Troisi, tra gli altri, Francesco Piccolo, Paolo Sorrentino, Ficarra e Picone, i critici che ne hanno studiato la grandezza come Goffredo Fofi. Sostiene Martone che il cinema di Troisi aveva la forma della vita e i suoi gesti gli consentivano di farsi capire anche quando si esprimeva in un napoletano sofferente eppure divertentissimo, una sorta di grammelot pieno di sfumature. Da Ricomincio da tre al Postino passano 23 anni, durante i quali Troisi si fece interprete di uno stile di recitazione e direzione che resta ancora oggi un caposaldo per i giovani commedianti e ben impresso nell’immaginario del cinema. Troisi portò la sceneggiatura del Postino a Radford negli Stati Uniti e ne approfittò per effettuare un controllo all’ospedale di Houston dove 17 anni prima, a 23 anni, era stato operato da Michael E. DeBackey. Si rese necessario un intervento d’urgenza e fu programmato un successivo trapianto. Troisi volle prima portare a termine Il postino. Girò con grande fatica. Morì nel sonno il 4 giugno 1994.
Martone racconta l’uomo e l’artista. La timidezza che svaniva sul palco o sul set, le collaborazioni con Benigni, Scola, Mastroianni, l’arrivo al cinema grazie al produttore Berardi, la leggerezza dal profilo drammatico che ne fu la qualità specifica, fino alla candidatura postuma all’Oscar come miglior attore. Il film è il ripasso di un’esistenza speciale e, come spiega Martone, un modo per stare vicini una volta ancora, una volta di più all’amico Massimo."

( Corriere della Sera)

 

" .. il documentario è un viaggio epico e intimo siglato da un autore che sta vivendo un periodo particolarmente ispirato e prolifico, e parte con un’idea di opposizione tra la messa “in campo” e la messa “fuori campo”, qualcosa di molto coerente e sostanziale sia al cinema di Troisi che di Martone"

(Il Fatto Quotidiano)

 

"Con Laggiù qualcuno mi ama Mario Martone, dopo aver portato in scena Scarpetta ed Eduardo, si confronta con un’altra figura fondamentale della rappresentazione partenopea, quel Massimo Troisi che nel 2023 avrebbe compiuto settant’anni. Per quanto composto in una forma documentaria canonica, il film è una riflessione saggistica sul ruolo anche politico e sociale di un artista, e sul suo lascito collettivo."

(Quinlan)

 

"Un viaggio imperdibile a settant'anni dalla nascita di Massimo."

(La Repubblica)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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