VITO in “Storie della bassa”

VITO in “Storie della bassa”

N.A.N.I.SRL

 

“Storie della bassa”

di Maurizio Garuti

con Vito

 

Vito, con i suoi monologhi, porta in scena un mondo.  Il mondo della sua infanzia, le radici della sua maschera emiliana. Iprotagonisti sono donne e uomini padani, personaggi zavattianilegati alla terra e al buon cibo e quindi all’amore, simboli di quell’identità che parte da Bertoldo, passa per Zavattini e arriva fino a Fellini, quello di Amarcord. 
Età diverse, generazioni differenti, esperienze con i segni delle stagioni sociali che si sono succedute con rapidi cambi di fondale in un’area geografica definita, la pianura bolognese. Dalla periferia urbana alla “bassa”, dalle ex-risaie alle colture in serra, dal lavoro a domicilio all’orizzonte della “globalizzazione”: praticamente, il teatro dove, negli ultimi 50 anni, è cambiato tutto. Ogni personaggio parla in prima persona, esprimendosi in una sorta di monologo che porta in luce frammenti autobiografici, evocando quadri di vita vicini e lontani nel tempo. Talvolta le ricette, ritrovate nei ricettari domestici, tramandati di generazione in generazione, vergati a mano come le pagine di un diario,  sono rappresentate sul palcoscenico, come formule di un sentimento, come i suggelli metaforici degli affetti familiari. Dalla tavola parte una sequenza di ritratti a campo più largo, dove non è difficile scoprire il rimescolio di esperienze, di costumi, di linguaggi che ha segnato il paesaggio umano in questi ultimi decenni.
Ci sono storie vere e storie inventate; personaggi fantastici e personaggi reali. Tutti sono accumunati dall'essere surreali, dal vivere nel confine dell’assurdo,cresciuti dove la fame faceva fare i bambini e dove i circhi miseri di provincia erano costretti, durante le permanenze a cucinare i leoni che, essendo magrissimi, non sfamavano nessuno. 
Uno spettacolo di atmosfere, che narra di un mondo che non c’è più, un universo surreale e affascinante, quello della Bassa che Zavattini amava descrivere con una riga, che quando c'è la nebbia diventa un tutt'uno tra cielo e terra.  

 

Durata:  1h.10 m

 

Biografia Stefano Bicocchi (in arte VITO)

Stefano Bicocchi, in arte Vito, si forma alla scuola di Teatro di Bologna di Alessandra Galante Garrone; i suoi compagni sono Patrizio Roversi e SiusyBlady, con loro ed i gemelli Ruggeri parteciperà, col personaggio Vito, che era tutta mimica e senza parola, alla formazione del Gran Pavese varietà, spettacolo cult degli anni ottanta. Lo stesso gruppo approda in televisione dove segna la strada ai varietà comici televisivi degli anni a venire, con Gran Paese Varietà voluto da Gianni Minoli e poiLupo solitario, Matrioska e Araba Fenice con Antonio Ricci e Mediaset. Attraversa il cinema proprio partendo da Fellini con La voce della luna iniziando per poi arrivare, negli anni a venire, a lavorare con i più importanti registi italiani. Vito da personaggio muto, passa negli anni novanta, con lo spettacolo Se perdo te alla parola; questo debutto, segna l’inizio diun lungo percorso teatrale, caratterizzato dal sodalizio artistico con Francesco Freirye come autore e Daniele Sala come regista, che lo porterà a calcare con successo i palcoscenici di tutti i teatri italiani. Nel 2010 l’incontro con l’Associazione Arte e Salute Onlus e il regista Nanni Garella.

 

L'incasso della serata sarà totalmente devoluto all'Associazione Epilessia Emilia Romagna

 

Prenotazioni online oppure chiamando il 331 5429078.

Prevendita il venerdì, sabato e domenica dalle ore 15.30 alle 21.30.

Info

Inizio evento 21:00 29 Novembre 2018
Chiusura iscrizioni 28 Novembre 2018
Luogo Cine Teatro Orione

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