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GÜEROS 


DOMENICA 10/5

► ORE 16.00

 

MIGLIOR DEBUTTO

FESTIVAL DI BERLINO 2014

 

MIGLIOR FOTOGRAFIA

TRIBECA FILM FESTIVAL

 

 

Regia: Alonso Ruizpalacios
Attori: Tenoch Huerta, Sebastián Aguirre, Ilse Salas, Leonardo Ortizgris, Raúl Briones

Laura Almela, Adrián Ladrón, Camila Lora, Alfonso Charpener
Sceneggiatura: Alonso Ruizpalacios, Gibrán Portela
Fotografia: Damián García
Musiche: Tomás Barreiro
Montaggio: Yibrán Asuad, Ana García (II)
Scenografia: Sandra Cabriada
Costumi: Ingrid Sac

 Nazione: Messico

Distribuzione: Bunker Hill

 

L’adolescente irrequieto Tomás viene spedito dalla mamma nella casa del fratello maggiore a Città del Messico, dove vivrà con lui e il suo coinquilino. Tomás ama ascoltare in cuffia i brani del suo idolo Epigmenio Cruz, cantautore ora dimenticato, ma un tempo noto per aver commosso perfino Bob Dylan con la sua musica. Quando i tre scoprono da un trafiletto di giornale che Cruz è ricoverato in un ospedale cittadino, decidono di partire in macchina per andare ad omaggiarlo. In un road-movie in bianco e nero attraverso la metropoli e la sua immensa periferia, il viaggio verso Cruz diventa, per i tre giovani, un percorso di formazione e di crescita personale.

 

Migliore opera prima al Festival di Berlino 2014, 'Güeros' di Alonso Ruizpalacios è ambientato nel Messico del 1999, in un momento cruciale della recente storia del paese, quando gli studenti dell'Università Nazionale autonoma diedero il via a una lunga e dura protesta contro la quota d'iscrizione annuale. (...) un intenso viaggio di formazione che diventa un inno della più appassionata giovinezza. E se nella prima parte del film paesaggi minimalisti e campi lunghi rendono omaggio a 'I vitelloni' di Federico Fellini, nella seconda conversazioni e atmosfere rimandano a 'Bande à part' di Jean-Luc Godard. Ma ci sono anche Jarmush, Kaurismaki e il Kassovitz delle banlieu. Ruizpalacios reinventa la realtà con sguardo molto personale, registrando nei suoi personaggi una vitalità contagiosa, mescolata a fragilità e incertezze." ( 'Avvenire')


"Carne al fuoco tanta in questo premiato debutto in artistico bianco e nero, giovanile storia d'amore 'sulla strada' dichiarante una folla di amori e debiti estetici, frammentario assemblaggio di istanze poetiche, sociali e di cinema verità. Senz'altro il biglietto da visita di un talento."

('La Repubblica')


"Girato in bianco e nero, ci riporta all'epoca della nouvelle vague alludendo sicuramente alla nuova onda del cinema messicano che tanto fa parlare di sé (gli emigrati a Hollywood Iñárritu e Guillermo Del Toro con i loro successi internazionali sono ormai un caso a parte), anche se i giovani cineasti non hanno vita facile da un punto di vista produttivo e distributivo e il regista, che insegna in una scuola di cinema si chiede cosa ne sarà dei ragazzi che escono dall'istituto ogni anno. Più che un omaggio alla nouvelle vague il film esprime un'affinità, l'appropriazione del cinema da parte della nuova generazione. Il regista trentasettenne (che ha studiato alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra) mantiene a giusta distanza la storia (...) in un on the road cittadino da percorrere in tutte le direzioni (...). A rievocare la nouvelle vague non mancano le scritte sui muri, il girovagare, la love story che adombra il triangolo e perfino lo svelamento della troupe che sta girando il film. Si parla di solitudine, ideali, ricerca di amore, utili giri a vuoto, piccoli passi verso l'età adulta. Siamo in zona più Truffaut che Godard, più non-sense che teoria, più sentimento che polisenso. L'andamento, ironico e distaccato non solo del racconto ma anche della messa in scena, ad ogni passo inaspettato e divertente nella sua leggerezza, rendono il film assai diverso dai violentissimi ritratti della società messicana che abbiamo visto negli ultimi anni (...). La nota più drammatica di 'Güeros' sembra essere la disillusione: non il colpo di pistola o la visione inattesa dei film della nouvelle vague che aprivano come uno schiocco di dita il velo su un futuro sconosciuto, ma lo svelarsi di una realtà non così mitologica come si potrebbe immaginare. (...) la straordinaria colonna sonora evita l'amarezza." ('Il Manifesto')

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

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