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LA EDUCACION DEL REY

 

VENERDI 20/03 

►ore 18.30 

 

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San Sebastian IFF 2017 – Premio Cine en Construcción
Edera Film Festival Treviso 2018 – Miglior Film
Vittoria Ragusa Stills of Peace 2018 – Premio Speciale della Giuria

 

 

 

Regia: Santiago Esteves
Attori: Germán de Silva - Carlos Vargas, Matías Encinas - Reynaldo Galíndez, Walter Jakob - Arancibia, Esteban Lamothe - Vieytes
Sceneggiatura: Juan Manuel Bordón, Santiago Esteves
Fotografia: Cecilia Madorno
Musiche: Mario Galván
Montaggio: Santiago Esteves
Scenografia: Alejandra Mascareño
Suono: Lucas Kalik Stella

 

Qualcosa va storto la notte del primo colpo di Reynaldo, alias "el Rey" (il Re), un giovane introdotto dal fratello nella Mala di Mendoza. I complici vengono catturati, lui con la refurtiva in tasca riesce a scappare sui tetti. Nella fuga cade nel giardino di Vargas, una guardia giurata in pensione, che lo ammanetta ma istintivamente gli dà riparo

 

" ..offre parecchie suggestioni, sia a livello ambientale che di sviluppo dei personaggi. L’anomalo racconto di formazione che vede il pensionato offrirsi come guida al giovane scapestrato è senz’altro la nota più felice del racconto. Ma anche quelle ombre inquietanti, rappresentate dalla commistione di mondo criminale e poliziotti corrotti abituati ad agire fuori dalla legge, una loro impronta la lasciano, eccome." ('Taxi Driver')

 

"L’educazione di Rey è, così, proprio per l’eterogeneità stilistica che rivela, sia un racconto di formazione sia una crime story, e presenta con coraggio, ma encomiabile understatement, un punto di vista sulla società argentina di questi anni: come la nostra è intossicata dalla corruzione, priva di opportunità e compromessa a livello relazionale. La criminalità seduce i ragazzi di cui le famiglie non vogliono e non sanno occuparsi e l’incomunicabilità tra diverse generazioni e diverse stratificazioni sociali scava un baratro oscuro di molteplici negligenze e verticali indifferenze.

In tale desolante scenario, un uomo come Carlos, ex addetto alla sicurezza dei portavalori che la pensione ha privato dell’impegno quotidiano del lavoro e gettato in uno stato irritabile e simil-depressivo, diviene protagonista di un atto di resistenza: nella scelta di non denunciare il ragazzino delinquente piombato sul suo tetto, ma d’insegnargli invece a riparare quel che ha rotto mostra di non voler credere alla bugia ‘educativa’ più grande, quella, cioè, che punire e relegare sia meglio che dare fiducia e spingere alla vita.

In questa riflessione più intimista che cadenza l’andamento adrenalinico del thriller sembra risiedere allora la grazia principale di un film denso, ma non del tutto sbozzato che mette in scena il disgelo emotivo di un uomo tornato a vivere nell’esercizio della trasmissione e, nel fare ciò, ha il merito indiscutibile di sottolineare senza moralismi le fratture di una società in cui il culto di un eterno presente di opportunità da cogliere con famelico precipizio ha reso l’esperienza un disvalore e condannato i tempi lunghi dell’educare al disprezzo collettivo." ('Cinematographe')

 

 

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