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IL LAGO DELLE OCHE SELVATICHE

 

VENERDI 21/2

► ore 16.00

► ore 21.40

 

SABATO 22/2

► ore 18.10

► ore 21.40

 

DOMENICA 23/2

► ore 18.10

► ore 21.40* vo sub ita

 

- FILM DELLA CRITICA SNNCI 

 

PRIMA VISIONE IN ESCLUSIVA

 

 

Regia: Yinan Diao
Attori: Kwai Lun-mei, Meihuizi Zeng, Regina Wan, Huang Jue, Ge Hu, Liao Fan, Qi Dao
Soggetto: Yinan Diao
Sceneggiatura: Yinan Diao
Fotografia: Dong Jingsong
Montaggio: Kong Jinlei, Matthieu Laclau
Suono: Zhang Yang (II) - (supervisione)
Altri titoli: Le Lac Aux Oies Sauvages
Durata: 117'
Colore: C
Genere: DRAMMATICO, THRILLER
Specifiche tecniche: (1:1.85)
Produzione: YANG SHEN PER GREEN RAY FILMS, MEMENTO FILM PRODUCTION
Distribuzione: MOVIES INSPIRED
Data uscita 13 Febbraio 2020

 

Un uomo in fuga – un piccolo boss criminale – è costretto a rifugiarsi in una zona senza legge detta il lago delle oche selvatiche. Tutti gli danno la caccia, solo una prostituta sta dalla sua parte. Un film cinese di abbagliante splendore figurativo che miscela il noir romantico alla Carné e Duvivier, l’action di Hong Kong, il cinema degli eroi impassibili di Melville.

 

UN NOIR SOSPESO TRA CLASSICITÀ ED EFFERATEZZA CONTEMPORANEA,

OPERA SECONDA DI UN REGISTA ORMAI NEL PANTHEON DEI PIÙ GRANDI

(mymovies)

 

"Un noir ambientato tra le gang di ladri di moto: un uomo in fuga dopo aver ucciso un poliziotto, e una prostituta per la quale l'uomo è l'ultima occasione. Idee di regia una dietro l'altra, rispetto delle regole del genere senza troppi manierismi, un uso dei luoghi magistrale che finisce col dirci, sulla realtà circostante, più di tanto cinema realista." ('La Repubblica')

"Notevolissime le atmosfere del noir cinese The wild goose lake di Diao Ynan, strumento di un'altrettanto implacabile denuncia sociale. Regista di splendidi film, tra cui Black coal, vincitore dell'Orso d'oro a Berlino nel 2014, racconta un mondo che scompare - quello di una malavita frutto di un disagio sociale e di un malessere esistenziale - ambientandolo in un'enclave-dedalo di viuzze e vicoli che resiste all'invasiva edificazione della nuova Cina. [...]" ('Internazionale')

 

"Diao Yinan porta una prospettiva poetica e un’estetica affascinante in un noir dalle esplosioni di efferata violenza, che diventa anche l’occasione per una riflessione sulla modernità cinese. Una sarabanda del caos, dove a dominare è il senso di impotenza e di morte: il regista si riappropria del “genere”, senza per questo smarrire il contatto con la realtà." (Motivazione alla nomina di FILM DELLA CRITICA SNCCI- Febbraio 2020)

 

"A rendere importante Il lago delle oche selvatiche – titolo bellissimo – è la capacità di Diao Yinan, ormai da considerare uno dei maggiori autori made in China, di inserire queste derivazioni in una cinema assai personale che è immaginifico e insieme fortemente realistico, anche minuziosamente descrittivo. Con un’estetica lurida, sporchissima, di bellezza malata, un’estetica del degrado, della rovina, del putrido trasformati in abbagliante visualità. E tempi di racconto velocissimi, sincopati, nevrotici [..]
Signori, abbiamo un altro grande autore dalla Cina da affiancare a Jia Zhang-ke, Wang Bing, Bi Gan." ('Luigi Locatelli')

 

"Ancora una volta, cinema di genere e cinema d'autore si fondono, Diao lascia che la trama si disveli poco a poco, affidando prima a uno, poi all'altra, il racconto degli eventi precedente il loro incontro.
Contestualmente, il regista costruisce un doppio binario su cui far muovere le azioni dei malavitosi da una parte e dei poliziotti dall'altra, impegnati in una caccia all'uomo a tappeto.
Non c'è un'inquadratura gratuita, ogni situazione - anche le più disparate (spesso nel bel mezzo di un inseguimento perdiamo di vista i protagonisti perché ci troviamo dentro degli stanzoni dove sta succedendo tutt'altro, rimanendo lì a vivere un altro piccolo film nel film) - esplodono con la potenza di un qui e ora di rara suggestione, le figure si nascondono per un attimo dietro teli di plastica sporchi ma trasparenti, le ombre sui muri sostituiscono la sagoma in carne e ossa dei personaggi.
Momenti dai tempi dilatati e caos assoluto si alternano in maniera mai forzata né banale, sfiorando più volte le derive thriller di una narrazione che non perde mai di vista il centro della questione.
C'è tempo anche per un breve, fugace omaggio a La signora di Shanghai di Orson Welles, in questo andirivieni senza sosta in cui chiunque - anche la moglie del fuggitivo (Wan Qian) - agisce in un modo ma nasconde altro.
Un film liquido e mutaforma, con lampi improvvisi di violenza efferata ma dal pattern indiscutibilmente nostalgico, che non lascia via di scampo.
Ma che affida al colpo di coda nel finale la possibilità di una nuova speranza. Bellissimo." ('Valerio Sammarco')

 

 

 

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