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THE BRA - IL REGGIPETTO

  

VENERDI 22/11

► ore 20.00

 

DOMENICA 24/11

► ore 19.45

 

 PRIMA VISIONE IN ESCLUSIVA

 

 

Regia: Veit Helmer
Attori: Miki (Miki Manojlovic) - Nurlan, Chulpan Khamatova - Ferroviera, Paz Vega - Donna Distratta, Denis Lavant - Macchinista, Boriana Manoilova - Sposa, Ismail Quluzade - Bambino
Sceneggiatura: Veit Helmer, Leonie Geisinger
Fotografia: Felix Leiberg
Musiche: Cyril Morin - Cyril Morin
Montaggio: Vincent Assmann
Costumi: Mehriban Effendi
Suono: Julian Cropp, Robert Jager
Durata: 90'
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Tratto da: Leonie Geisinger, Veit Helmer
Produzione: VEIT HELMER FILMPRODUKTION, SAARLANDISCHER RUNDFUNK, SUDWESTRUNDFUNK, BAYESISCHER RUNDFUNK
Distribuzione: LAB 80 FILM
Data uscita 14 Novembre 2019

 

In un quartiere popolare di una città asiatica, il treno passa ancora in mezzo alle case portando con sé tutto ciò che gli abitanti non riescono a mettere in salvo. Al termine dell'ultimo viaggio prima della pensione, un timido e solitario macchinista trova impigliato sul parabrezza un reggiseno: a chi appartiene l'oggetto? Ossessionato dalla domanda, l'uomo lascia il villaggio tra le montagne dove vive e si mette a caccia della proprietaria del reggiseno, sperando di trovare finalmente l'amore. Lo aiuta nella ricerca il bambino che era solito avvisare gli altri abitanti dell'arrivo del treno ...

"UNA FAVOLA FUORI DAL TEMPO, CHE RINUNCIA AI DIALOGHI PER RACCONTARE IL VIAGGIO VERSO LA FELICITÀ DI UN EROE SENZA QUALITÀ" (mymovies)


In un quartiere popolare di una città asiatica, il treno passa ancora in mezzo alle case portando con sé tutto ciò che gli abitanti non riescono a mettere in salvo. Al termine dell'ultimo viaggio prima della pensione, un timido e solitario macchinista trova impigliato sul parabrezza un reggiseno: a chi appartiene l'oggetto? Ossessionato dalla domanda, l'uomo lascia il villaggio tra le montagne dove vive e si mette a caccia della proprietaria del reggiseno, sperando di trovare finalmente l'amore. Lo aiuta nella ricerca il bambino che era solito avvisare gli altri abitanti dell'arrivo del treno, ma nonostante gli infiniti tentativi il reggiseno rimane senza padrona...In un quartiere popolare di una città asiatica, il treno passa ancora in mezzo alle case portando con sé tutto ciò che gli abitanti non riescono a mettere in salvo. Al termine dell'ultimo viaggio prima della pensione, un timido e solitario macchinista trova impigliato sul parabrezza un reggiseno: a chi appartiene l'oggetto? Ossessionato dalla domanda, l'uomo lascia il villaggio tra le montagne dove vive e si mette a caccia della proprietaria del reggiseno, sperando di trovare finalmente l'amore. Lo aiuta nella ricerca il bambino che era solito avvisare gli altri abitanti dell'arrivo del treno, ma nonostante gli infiniti tentativi il reggiseno rimane senza padrona...
Girata nel quartiere Shanghai di Baku, distrutto poco dopo le riprese del film, una favola che rinuncia ai dialoghi per raccontare il viaggio verso la felicità di un eroe senza qualità, al di fuori della sua innata dolcezza.
Un tempo quella di The Bra - Il reggipetto si sarebbe definita "poesia per immagini", riconoscendo nel cinema un'implicita dimensione prosaica che si esprime principalmente attraverso la parola. Oggi la si chiama "poetic comedy" (dal pressbook del film), ma la sostanza non cambia: The Bra rinuncia ai dialoghi - ma non ai suoni d'ambiente, alle urla e alle risate dei personaggi - per creare un'atmosfera illusoria, fuori dalla realtà e dal tempo, che interpreta visivamente situazioni e sentimenti della vita quotidiana. Gli schemi ritmici e stilistici della scrittura sono replicati dall'uso formale del montaggio, che crea effetti di contrappunto e rima fra le scene, e dalla musica, che trasmette stati d'animo ed emozioni, oltre a dettare il tono del racconto.
Lo stesso Veit Helmer, regista tedesco da tempo impegnato a realizzare film negli ex territori asiatici dell'Unione Sovietica (qui siamo in Azerbaigian come in Absurdistan, mentre il precedente Baikonur erano girato in Kazakistan), ha dichiarato di aver realizzato un film senza dialoghi perché considera «il parlato un modo per raccontare storie non-filmico»: da qui l'idea di eliminare la parola come espediente comunicativo, creando un mondo che si esprime con una forma "altra", privo di elementi realistici o verosimili. (mymovies)

 

 

 

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