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TESNOTA

 

 

VENERDI 6/9

► ore 18.00


SABATO 7/9

► ore 21.30


DOMENICA 8/9

► ore 21.30

 

PRIMA VISIONE ESCLUSIVA

 

 

    

Regia: Kantemir Balagov
Attori: Darya Zhovner - Ilana, Olga Dragunova - Adina, Artem Tsypin - Avi, Nazir Zhukov - Zalim, Veniamin Kats - David
Sceneggiatura: Anton Yarush, Kantemir Balagov
Fotografia: Artem Emelianov
Montaggio: Kantemir Balagov
Scenografia: Alexey Paderin
Costumi: Lydia Kryukova
Genere: DRAMMATICO
Durata: 118 min


 

 

- CANNES FILM FESTIVAL 2017: PREMIO FIPRESCI NELLA SEZIONE UN CERTAIN REGARD
- LISBON & ESTORIL FILM FESTIVAL 2017: PREMIO PER IL MIGLIOR FILM E LA MIGLIORE ATTRICE
- FILM DELLA CRITICA SNCCI

 

Nalchik, Caucaso del Nord in Russia, 1998. La 24enne Ilana lavora nel garage di suo padre per aiutarlo. Una sera, la sua famiglia e gli amici si riuniscono per celebrare il fidanzamento del fratello minore David. Più tardi, quella notte, la giovane coppia viene rapita. Giunge quindi una richiesta di riscatto, ma nella ristretta e chiusa enclave ebraica coinvolgere la polizia è fuori discussione. Come farà quindi la famiglia a raccogliere i soldi necessari a salvare David? Ilana e i suoi genitori, ognuno a proprio modo, proverà il tutto per tutto e a qualsiasi rischio...

 

"UN'OPERA PRIMA DENSA E PROFONDA CHE PARTE DA UNA STORIA (REALMENTE ACCADUTA) PER APRIRSI ALLA STORIA CON LA S MAIUSCOLA" (Mymovies)

 

" Il folgorante esordio del giovane russo Kantemir Balagov, allievo di Sokurov, affronta nel Caucaso settentrionale, tra le due guerre in Cecenia a fine anni ’90, le aspre conflittualità etniche tra ebrei e musulmani. Una famiglia, due figli: il ragazzo viene rapito, la ragazza rifiuta un matrimonio combinato. Corpi e volti invadono lo schermo, nel formato 4:3, in un rigore estetico sbalorditivo e potente per un’opera prima, mentre la guerra in Cecenia irrompe nelle immagini delle videocassette. Un film dal realismo vibrante, rude e rabbioso, già molto personale." (Motivazione alla nomina di Film della Critica SNCCI)

 

" Tesnota significa vicinanza, strettezza e volevamo che gli spettatori sperimentasse questi sentimenti tramite diversi escamotage, compreso il formato di ripresa in 4:3. La scelta del formato è anche legata al fatto che la mia è una storia di persone e con un’inquadratura più stretta come questa si è portati a dare rilevanza più ai personaggi che agli ambienti. Ma volendo scavare più a fondo potrei dire che Tesnota si riferisce anche al legame quasi soffocante che può intercorrere tra i membri di una famiglia, così stretto al punto tale da far perdere le tracce di una propria individualità. E in qualche modo questo riguarda anche le mie regioni, dove gruppi etnici tanto diversi sono costretti nei confini di un piccolo pezzo di terra” (La regista Kantemir Balagov)

 

"Se c'è una cosa che il cinema oggi non sa più filmare è l'intimità. Non solo i legami sentimentali o familiari, ma proprio quella sensazione fisica di vicinanza che è non solo delle coppie ma di certi gruppi, clan o famiglie. Nel sorprendente esordio di questo allievo del grande Sokurov, nato nel 1991 a Nalchik, Caucaso del Nord, tutto invece viaggia su questo registro con intensità dolorosa. Siamo nel 1998, avverte un'insolita didascalia in prima persona, e questa è una storia vera. Ma soprattutto siamo in Cabardino-Balcaria, repubblica autonoma inclusa dal 1936 nella Russia in cui si parla cabardo (lingua non slava) e convivono varie comunità fra cui una ebraica che durante l'invasione nazista fu protetta dai cabardi mentre oggi, sempre più sguarnita, sconta l'odioso antisemitismo risorgente. Tutto questo però possiamo solo intuirlo perché in "Tesnota" (cioè ristrettezza, costrizione, isolamento) tutto è visto con gli occhi della protagonista Ilana (la mercuriale, superlativa Darya Zhovner), un maschiaccio prorompente di femminilità, proprio così, in una chiave appunto di assoluta e fino a un certo punto beata intimità. Quella condivisa col padre meccanico, che aiuta con amore in officina. O quella quasi incestuosa che la lega al fratello minore, prossimo alla nozze con un'altra ragazza ebrea. Anche se dopo una cena di fidanzamento rutilante di affetto e speranza, malgrado lo spazio esiguo dei festeggiamenti, i promessi sposi vengono rapiti a scopo riscatto e il film sterza in una dimensione morale che mette a dura prova, appunto, tutta quell'intimità. Perché per pagare il riscatto bisognerà fare compromessi, svendere l'officina, forse "vendere" Ilana al futuro cognato, anche se lei ama segretamente un ragazzone cabardo. E al giallo, appena accennato, o agli echi horror dello sfondo storico (in tv Ilana e i suoi amici guardano il video, vero, di una decapitazione che riporta alla guerra cecena) si sovrappone una dimensione intima, quasi psicanalitica, che ispira a Balagov le note più felici. Inquadrature serrate, colori dissonanti, affetti compressi e insieme esplosivi. Ogni gesto, ogni volto (che attori!), ogni dettaglio, fossero anche le pozzanghere o i tristi edifici sovietici di Nalchik, sfiora e insieme sfida l'elegia. Premiato a Cannes 2017. Per chi ancora cerca un cinema diverso, da non perdere." ('L'Espresso')

 

"Acclamato a Cannes due anni fa, Tesnota arriva oggi nelle sale italiane. È un'ottima notizia e un'occasione da non perdere. Il primo film di Kantemir Balagov è un ritratto di famiglia in un interno. In russo, «Tesnota» vuol dire in effetti spazio ristretto - tema che il regista declina sia nella forma che nel contenuto. Il film è in 4/3, formato ideale per filmare i volti, le espressioni, gli interni, e un tempo standard del cinema fino agli anni cinquanta. Per Balagov si tratta soprattutto di rimettere negli occhi dello spettatore i colori e le forme della televisione russa degli anni novanta. [...]." ('Il Manifesto')

 

"Primo lungometraggio di un giovane regista, allieva di Aleksandr Sokurov e originario del Caucaso, dove la storia è ambientata. Nel 1998 una famiglia ebrea di Nalchik riunisce la comunità locale per celebrare il fidanzamento di due giovani. Ma i promessi sposi vengono rapiti e Ilana, il personaggio principale del film, cerca il fratello senza rivolgersi alla polizia. Così si deve confrontare con una realtà inaspettata: l'individualismo e il cinismo della collettività, che si fingeva solidale invece è solo spaventata. In un confronto duro con gli altri, Ilana vive un doppio coming-of-age, passando dal ruolo di brava figlia a quello di giovane in rivolta e, contemporaneamente, assumendo su di sé le responsabilità della famiglia. La parola del titolo significa "ristrettezza", nel senso di chiusura e pochezza di visione. Il film infatti, al di là della dimensione psicologica è anche la storia della presa di coscienza sociale, quindi politica, della protagonista. Tesnota è potente e gli interpreti, cui la macchina da presa sta fisicamente "addosso", sono bravi. A cominciare da Darya Zhovner nella parte di Ilana.." ('La Repubblica')

 

 

 

 

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