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IL RITRATTO NEGATO

 

VENERDI 30/8

► ore 20.00


SABATO 31/8

► ore 20.00


DOMENICA 01/9

► ore 18.15

 

 

    

Regia: Andrzej Wajda
Attori: Boguslaw Linda - Wladyslaw Strzeminski, Bronislawa Zamachowska - Nika Strzeminska, Zofia Wichlacz - Hania, Tomasz Wlosok - Roman, Paulina Galazka - Wasinska, Mateusz Rusin - Stefan, Irena Melcer - Jadzia, Aleksandra Justa - Katarzyna Kobro, Krzysztof Pieczynski - Julian Przybos, Szymon Bobrowski - Wlodzimierz Sokorski, Mariusz Bonaszewski - Madejski, Maria Semotiuk - Róza Saltzman, Adrian Zaremba - Wojtek, Mateusz Rzezniczak - Mateusz, Filip Gurlacz - Konrad, Jacek Beler - Miliziano, Robert Ostolski - Miliziano, Tomasz Chodorowski - Tomek, Aleksander Fabisiak - Rajner
Sceneggiatura: Andrzej Mularczyk
Fotografia: Pawel Edelman
Montaggio: Grazyna Gradon
Scenografia: Marek Warszewski
Costumi: Katarzyna Lewinska
Effetti: Bogdan Amidzic, Petar Jovovic, Crater Studio, NOLABEL Studio
Genere: DRAMMATICO, STORICO
Durata: 90 min


 

Nella Polonia del Dopoguerra, il noto pittore Władyslaw Strzeminski insegna all'Accademia delle Belle Arti di Lóds. Grande artista e coautore della teoria dell'Unismo, i suoi studenti vedono in lui "il messia della pittura moderna", a differenza della Direzione universitaria e del Ministero della Cultura che ne hanno un'opinione diversa. Strzeminski non compromette la sua arte. Si rifiuta di osservare i regolamenti del Partito e infine viene espulso dall'Accademia e dall'Unione degli Artisti. Disoccupato e infermo, privo di un braccio e di una gamba, presto cade in povertà e in malattia, mentre le disposizioni delle autorità comuniste persistono a volere la sua rovina...

"UN FILM IMPORTANTE, A TRATTI COMMOVENTE. IL TESTAMENTO SPIRITURALE E ARTISTICO DI WAJDA, IRRIDUCIBILE VISIONARIO " (Mymovies)

 

"È UNA DRAMMATICA vicenda che può fare da guida anche agli intellettuali contemporanei e a quelli polacchi in particolare perché anche se il film era già in preparazione prima delle ultime elezioni, si avvertiva già da tempo nel paese una pericolosa deriva. Pochi intellettuali come Wajda sono riusciti a mantenere un’olimpica sicurezza, da vero maestro, nei tempi difficili, la stessa che orgogliosamente mantiene anche l’artista (ma lui sarà sopraffatto dal sistema), famoso e celebre, fondatore del primo museo di arte moderna e dell’Accademia di Belle Arti di Lodz, con un rapporto di grande complicità con i suoi studenti, proprio come quello che aveva il regista ai tempi di Solidarnosc con i ragazzi del suo gruppo di produzione." ('Il Manifesto')

 

"Strenuo difensore della libertà, il regista polacco non mette in scena un biopic d'artista, ma un film politico. Lo fa attraverso il ritratto di un martire (nel senso etimologico del termine, il "testimone" di una fede), che combatte il fanatismo delle autorità. Un santo laico protettore di chi non si conforma ai dettami del potere totalitario. " ('La Repubblica')

 

"Wajda si fa portatore di un messaggio di ribellione, attraverso gli occhi di un martire di altri tempi. La vita di un semplice cittadino è il mezzo per raccontare la Grande Storia, senza usare toni dottrinali. Non servono proclami o battute forzate per illuminare la notte degli oppressi. Non si inneggia all’uso delle armi, ma a una rivolta di tipo concettuale, che supera il proiettile e ferisce più della spada. Gli eroi sono gli uomini che non si piegano davanti alle ingiustizie e sacrificano la loro vita per un futuro migliore." ('Gian Luca Pisacane')

 

"Un monito. Un omaggio che dietro la figura storica di Strzeminski, già sodale di Chagall, Malevic e Rodcenko, poi annientato per non essersi piegato al realismo socialista, sa quasi di autobiografia. Una via crucis evocata con tutta la durezza di cui Wajda, morto a 90 anni nell’ottobre 2016, era specialista (bastano i titoli: “Cenere e diamanti”, “Senza anestesia”, “L’uomo di marmo”, “L’uomo di ferro”...). Per mettere a fuoco un combattente che vive per l’arte, tanto da rifiutare l’amore di una studentessa e non fare nulla per evitare alla figlia l’orfanotrofio. Ma capace di un gesto estremo per la moglie, Katarzyna Kobra, qui volutamente invisibile ma protagonista con lui di un irripetibile sodalizio artistico, che è uno dei momenti più alti di questo film visivamente raggelato ma pieno di fuoco. Cenere e diamanti, ancora una volta. Come succedeva quando i film potevano prendersi il lusso di non smussare, non spiegare, non illustrare. Tanto, dice Strzeminski, «in arte o in amore potete dare solo ciò che già avete». ('L'Espresso')

 

 

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