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LA DOULEUR
 

GIOVEDI  17/01

► ORE 17.00 

► ORE 21.30


SABATO 19/01 

► ORE 17.10 

► ORE 21.30


DOMENICA 20/01

► ORE 16.00

► ORE 20.30(vo)

 

PRIMA VISIONE ESCLUSIVA

 

 

 

 

 

Regia: Emmanuel Finkiel
Attori: Mélanie Thierry - Marguerite, Benoît Magimel - Rabier, Benjamin Biolay - Dionys, Shulamit Adar - Madame Katz, Grégoire Leprince-Ringuet - Morland, Emmanuel Bordieu - Antelme
Soggetto: Marguerite Duras - (romanzo)
Sceneggiatura: Emmanuel Finkiel - (adattamento)
Fotografia: Alexis Kavyrchine
Montaggio: Sylvie Lager
Scenografia: Pascal Leguellec (Pascal Le Guellec)
Arredamento: Lieven Baes, Pierre Renson
Costumi: Sergio Ballo, Anaïs Romand
Effetti: Charles-Axel Vollard, Sebastien Rame
Suono: Antoine-Basile Mercier

 
 
 

Nella Francia del 1944 occupata dai nazisti, Marguerite, una giovane scrittrice di talento, è un attivo membro della Resistenza insieme a suo marito, Robert Antelme. Quando Robert viene deportato dalla Gestapo, Marguerite intraprende una lotta disperata per salvarlo. Instaura una pericolosa relazione con Rabier, uno dei collaboratori locali del Governo di Vichy, e rischia la vita pur di liberare Robert, facendo imprevedibili incontri in tutta Parigi, come in una sorta di gioco al gatto e al topo. Lui vuole veramente aiutarla?

UN DIARIO INTIMO DEL DOLORE, UN RITRATTO DELLA PRESENZA DELL'ASSENZA, UN VIAGGIO INTERIORE DI UN'ANIMA RIPIEGATA SU SE STESSA (mymovies)

Giugno 1944, la Francia è sotto l'occupazione tedesca. Lo scrittore Robert Antelme, maggior rappresentante della Resistenza, è arrestato e deportato. La sua giovane sposa Marguerite Duras è trafitta dall'angoscia di non avere sue notizie e dal senso di colpa per la relazione segreta con il suo amico Dyonis. Pronta a tutto per ritrovare suo marito, si lascia coinvolgere poi in una relazione ambigua con un agente francese della Gestapo, Rabier, l'unico a poterla aiutare. La fine della guerra e il ritorno dai campi di concentramento annunciano a Marguerite l'inizio di un'attesa insostenibile, un'agonia lenta e silenziosa nel mezzo del caos della liberazione di Parigi.
Con qualche libertà e una sublime delicatezza, Emmanuel Finkiel rilegge il celebre romanzo di Marguerite Duras che lo sconvolse a 19 anni.

 

 

Marguerite Duras, figura imprescindibile della letteratura francese del XX secolo, è anche, lei stessa, un gran personaggio. Nata nell’Indocina francese nel 1914, Duras ha studiato e lavorato in Francia, e ha vissuto a Parigi durante l’occupazione nazista, anni in cui ha partecipato attivamente alla Resistenza francese. Decenni più tardi, dopo aver pubblicato un gran numero di opere letterarie e sperimentato il cinema (è sua la sceneggiatura di Hiroshima, mon amour di Alain Resnais nel 1958, e la regia di alcuni titoli come Nathalie Granger o India Song), la scrittrice decise di ricordare le sue esperienze durante la Seconda guerra mondiale, e di metterle sulla carta. La sua opera pubblicata nel 1985 è la base di La Douleur, il nuovo film del suo connazionale Emmanuel Finkiel, che compete per la Conchiglia d’Oro al 65° Festival di San Sebastián.



"Questa donna che attende il ritorno del marito dai campi di concentramento faceva eco alla figura di mio padre, una persona che aspettava sempre. Anche quando ebbe la certezza che la vita dei suoi genitori e di suo fratello era finita ad Auschwitz". Il regista di Voyages e Je ne suis pas un salaud adatta il testo della grande scrittrice per arrivare a una considerazione universale su un sentimento proprio di tutti gli uomini. L'opera di Finkiel non è un biopic su Marguerite Duras, ma un diario intimo del dolore, un ritratto della presenza dell'assenza, un viaggio interiore di un'anima ripiegata su se stessa che Mélanie Thierry ha saputo brillantemente portare alla luce. L'attrice francese attraversa magistralmente l'evoluzione di Marguerite Duras dagli anni della sua gioventù a quelli della sua maturità. 

 

"Di fronte al camino, il telefono, è affianco a me. A destra, la porta del salone e il corridoio. In fondo al corridoio, la porta d'ingresso. Potrebbe ritornare direttamente, suonerebbe alla porta d'ingresso: "Chi è? - Sono io". Finkiel così annuncia l'attesa, citando in apertura del film l'inizio del romanzo, tratto dal giornale personale che Duras aveva scritto dopo l'arresto di suo marito nel '44, e poi a lungo dimenticato. Tra diario intimo e racconto, il film traduce fedelmente in immagini il romanzo aspro e ardente attraverso un'esemplare messa in scena e la distanziazione propria della scrittura di Duras, senza rinunciare ad esplorare la violenza dei sentimenti. Lo sdoppiamento, l'alienazione della donna che si guarda allo specchio, si osserva dall'esterno nelle immagini che finiscono per offuscarsi, rende ancor più potente la descrizione delle emozioni. ('mymovies')

 

 

 

 

 

 

 

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