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HANNAH
 
VENERDI 16/02 
► ore 20.00

► ore 21.35

 

SABATO 17/02
► ore 18.00
 ► ore 21.30

DOMENICA 18/02
► ore 16.00

► ore 19.30

 

 COPPA VOLPI PER LA MIGLIORE ATTRICE A CHARLOTTE RAMPLING

74 MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2017)

 

 

Regia: Andrea Pallaoro
Attori: Charlotte Rampling - Hannah, André Wilms - Marito di Hannah, Stéphanie Van Vyve - Elaine, Simon Bisschop - Nicholas, Jean-Michel Balthazar - Chris, Luca Avallone - Albert, Fatou Traore - Insegnante di recitazione
Sceneggiatura: Andrea Pallaoro, Orlando Tirado
Fotografia: Chayse Irvin
Musiche: Michelino Bisceglia
Montaggio: Paola Freddi
Scenografia: Marianna Sciveres
Costumi: Jackye Fauconnier
Suono: Guilhem Donzel

 

La routine a cui Hannah cerca disperatamente di aggrapparsi, tra lavoro, corsi di teatro e piscina, va in pezzi all'indomani dell'arresto del marito. Perché è stato incarcerato? Perché la donna si nasconde dai vicini? Perché suo figlio non vuole avere niente a che fare con lei e le impedisce di vedere il nipote? Gli indizi per rispondere a questi dilemmi sono lì, nascosti nei silenzi e disseminati tra le pieghe di un dolore inespresso, ma le risposte sono in realtà del tutto marginali. Al centro di ogni scena c'è Hannah: il suo mondo interiore esplorato senza giudizi morali, un crollo che traspare con inquietante compostezza dai gesti, dagli sguardi, dai brevi momenti di cedimento.


"Charlotte Rampling giganteggia per profondità e realismo in u film radicale, ambizioso, volutamente estenuante." ('Mymovies')

"L'innata eleganza e la rara capacità di mettere la propria interiorità al servizio di personaggi difficili, spesso controversi se non ambigui, hanno fatto di Charlotte Rampling un'attrice unica. Non sarebbe stato sufficiente il talento o il mestiere per dare vita e credibilità alla protagonista di 'Hannah' (...). Pallaoro, con l'inflessibilità dei giovani cineasti, racconta il dolore che strazia l'esistenza della donna attraverso lunghe inquadrature afasiche e pedinamenti ossessivi con l'intento di fare partecipe lo spettatore del suo disorientamento ma, a conti fatti, è solo la recitazione di Charlotte Rampling a rendere sensoriale il dolore di Hannah. I silenzi. I segreti, le rarefazioni avrebbero perso senso in assenza di un corpo che occupa lo schermo rifrangendo tutte le ferite di un'anima intimamente offesa ma decisa a sopravvivere." ('Nazione-Carlino-Giorno')

 

"(...) è un ritratto di donna cucito addosso a Charlotte Rampling, sempre al centro della scena, ma più corpo e volto che interprete, spesso in primo piano, afflitta, in un momento nuda davanti alla macchina da presa. (...) Il procedere ellittico della storia lascia intravedere solo poco a poco cosa c'è dietro, fino a creare una suspense raggelata. Dopo il potente 'Medeas' (...) il regista (...) si concentra su pochissime azioni ripetitive, puntando quasi al tour de force registico, fino all'esercizio di stile. Alcune tappe sono quasi topoi del cinema d'autore (...), ma la concentrazione della messa in scena raggiunge una sua forza, con un finale in cui stile ed emozione viaggiano insieme." ( 'La Repubblica')

 

"(...) Pallaoro lascia a noi la decisione, quasi chiedendoci come al personaggio di assumere un punto di vista che non deve essere per forza empatico. La sua sfida, che comincia dalla scelta di girare in 35 millimetri, è raccontare con la regia, e per questo si affida all'attrice, Rampling, che lo asseconda in piena complicità: è il suo corpo, messo a nudo, il terreno di una battaglia esistenziale, dello scontro tra la rimozione e l'evidenza, tra il rifiuto della responsabilità e il peso insopportabile della sua assunzione. Ne seguiamo le incertezze, le fantasie, le paure, i brevi istanti di sollievo. Scrutiamo dentro a qualcosa che fa paura. Rampling (...) anche solo intravedere, perché le «vittime», o presunte tali, del marito non le vediamo mai, rimangono invisibili, presenze disegnate dall'esterno, dal rifiuto che circonda Hannah marchiata quasi come un'appestata. Il movimento narrativo sono i suoi passi che disegnano un mondo esterno impalpabile e lontano, un rimosso che la schiaccia pesante come la balena spiaggiata davanti ai suoi occhi. Non ci sono però «trucchi» emotivi, la tensione è nello scollamento tra la donna e ciò che la circonda, è geometria di spazi, tempo, senza giustificazioni in quello che appare un vero progetto di cinema." ('Il Manifesto')

 

 

 

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