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SEZIONE FEMMINILE
 
GIOVEDI 02/04
► ore 21.30

 

 

 

INTRODUCE IL REGISTA 

EUGENIO MELLONI 

 

 

 Regia e Montaggio, Eugenio Melloni

Musica Danusha Waskiewicz con un contributo musicale di Andrea Poltronieri, Paolo Marzocchi e Andrea Rebaudengo.

Con Donatella Allegro, Irene Guadagnini, Giada Pieroni e alcune detenute del Laboratorio Cinema del carcere  di Bologna,

Tre volontarie Stefania Ferri, Alessandra Bettini, Romina Carla Pucci

Sceneggiato da Eugenio Melloni, sulla base dell’esperienza e del materiale prodotto in seno al laboratorio.

Riprese Eugenio Melloni, Riccardo Badolato, Roberto Mezzabotta.

Trucco e costumi Donatella Allegro, Lenina Barducci.

Riprese interni presso la Casa circondariale Mario Gromo di Bologna.

Esterni, Eugenio Melloni e Gianni Pirani

Prodotto da R2Production di Riccardo Badolato

in collaborazione con Meg, Associazione Medicina Europea di Genere

CoBa new Vision,  MEG, Sigem srl, Asa Audiovisivi, Studio Architettura Gianni Pirani

durata: 82’. Sottotitolazione in inglese e francese. 

 

 

 

 

 

 

 Il film è nato da un laboratorio di cinema diretto dal regista nella Sezione Femminile di un carcere italiano. Non racconta direttamente questa esperienza, ma ne è il risultato. Un risultato che ci mette in contatto non solo con le condizioni concrete del vivere in prigionia delle detenute (peraltro spesso raccontate) ma con il recupero di una immaginazione forse perduta nei meandri di una tragica e stordente esperienza. Il nostro sguardo con quello del regista, non è quindi esterno, ma prevalentemente interno. In ragione di ciò quello a cui assistiamo non è solo quanto espresso narrativamente, ma è anche un percorso rieducativo, nel senso che mostra il cammino di chi dopo aver superato certi confini, fa un percorso a ritroso che non può non essere che profondo e che il recupero di una immaginazione creativa rende forse compiutamente possibile. Fino, dopo aver attraversato  meandri e ambiguità della finzione, a guardare a viso aperto la realtà, quella che dolorosamente pesa su quelle detenute, non poche, che nascondono o non hanno il coraggio o la forza di dire ai figli di essere in prigione.

 

"...debbo confessare che non mi aspettavo un’opera di tale ricchezza e complessità. Non solo sul piano strutturale, con quel continuo passaggio dal livello della realtà a quello della finzione fino a quello della libera fantasticheria e del sogno... ma anche e soprattutto sul piano della tematica che il film elabora: la funzione trasformativa del carcere. Un argomento estremamente difficile e delicato che il tuo film risolve in modo del tutto convincente e mai banale, senza scadere in nessun momento nel facile patetismo. Così, resta davvero nel cuore la lettura della lettera che conclude il film: un momento di assoluta sincerità che però viene conquistato solo grazie al grande lavoro preparatorio che l'orchestrazione polifonica del testo ha saputo pian piano preparare."

Pietro Montani, filosofo e professore Onorario Dipartimento di Filosofia La Sapienza Università di Roma, Direttore scientifico dell’Edizione italiana delle Opere scelte di S. M. Ejzenštejn.


“Dato il laboratorio biennale che ha preceduto la realizzazione del film, ci si sarebbe potuti aspettare un normale cinema del reale sulla condizione carceraria. Il film è tutt’altra cosa. Una struttura narrativa originale, articolata su più livelli, dove il limite fra ricostruzione (finzione) e documentario si confonde...Il film mi è piaciuto molto. Costruzione narrativa assai originale, stile personale... ” ... Adriano Aprà, Critico, saggista, organizzatore culturale, ha fondato e diretto la rivista Cinema e Film. Ha curato libri su Andrè Bazin, Jean-Luc Godard, Raffaello Matarazzo, Andy Warhol, Straub e Huillet, Alessandro Blasetti, Pietro Germi, Roberto Rossellini.

 

"....la peculiarità (del film) risiede nello straordinario focus che riesce a restituire sulla detenzione al femminile, investigando fra le pieghe dei sentimenti più intimi - come per esempio sul rapporto a distanza con i figli .... una chiave importante per sensibilizzare lo spettatore relativamente all'imprescindibile contenuto di umanità che la detenzione deve sempre mantenere..."

Antonio Ianniello, Garante per i diritti delle Persone private della Libertà personale, Comune di Bologna


"... molto interessante e ben strutturato... suggestivo il mescolamento di registri narrativi..."

Ivelise Perniola, docente cinematografia documentaria presso l'Università di Roma 3

 

 

 

 

 

 

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