images/NEW_Locandine/SL1.png
images/NEW_Locandine/SL1.png
images/NEW_Locandine/10-SCATOLA.png
images/NEW_Locandine/10-SCATOLA.png
images/NEW_Locandine/8.png
images/NEW_Locandine/8.png
images/NEW_Locandine/9-AFRIN.png
images/NEW_Locandine/9-AFRIN.png
images/NEW_Locandine/Amor_0002.jpeg
images/NEW_Locandine/Amor_0002.jpeg
previous arrow
next arrow
ISIS, TOMORROW - THE LOST SOULS OF MOSUL

 

DOMENICA 30/09

► ore 19.30

 

 

PRIMA VISIONE IN ESCLUSIVA

 

 

Regia: Francesca Mannocchi, Alessio Romenzi
Fotografia: Francesca Mannocchi, Alessio Romenzi
Musiche: Andrea Ciccarelli
Montaggio: Emanuele Svezia, Sara Zavarise

 

Un documentario per cercare una risposta alla domanda su cosa significhi essere un figlio dell'Isis in un paese - l'Iraq - che ha combattuto una guerra priva di pietà. Nell'ideologia dell'Isis i bambini sono l'arma più efficace per portare nel futuro l'idea di un grande Califfato universale: eredi di un unico obiettivo, creare un mondo diviso a metà, da un lato gli jihadisti e dall'altro lato gli infedeli da sterminare. Un documentario per ripercorrere i lunghi mesi della guerra attraverso le voci dei figli dei miliziani addestrati al combattimento e a diventare kamikaze, e segue i loro destini nella complessità del dopoguerra, un dopoguerra di vedove bambine e ragazzi marginalizzati, in cui il sangue della battaglia lascia spazio alle vendette e alle ritorsioni quotidiane, alla violenza come sola risposta alla violenza. Sarà in grado l'Iraq di accettare i figli dell'Isis come propri figli, di perdonare le loro madri, di riconciliare le anime del paese?

 

"Forse ha ragione un membro dei servizi segreti iracheni, un’ideologia come l’Isis non si elimina con le armi, serve un’altra ideologia da contrapporle. Forse ha ragione un ragazzino dell’Isis, perdere Raqqa, Sirte, Mosul non significa nulla, è solo terra, “dicono che se vogliono liberarsi di noi dovrebbero sbarazzarsi del Corano”. Sono, si capisce, interrogativi rivolti al futuro, e di qui il titolo: Isis, Tomorrow The lost souls of Mosul, documentario fuori concorso a Venezia 75, scritto e diretto dalla reporter Francesca Mannocchi e il fotografo Alessio Romenzi.

Un buon lavoro, di più, che mette a fuoco il giorno dopo la vittoria della colazione internazionale sull’Isis, interpellandone l’eredità più pesante: i bambini educati dallo Stato islamico, e i minorenni sono molti, moltissimi tra i 20mila appartenenti all’IS detenuti nelle carceri irachene. Che fare, dato che a Mosul i servizi non concedono documenti alle famiglie dell’Isis, di fatto impedendo ai minori istruzione e aiuti?

Il doc inquadra Mosul, la cui immane distruzione non è solo urbana, architettonica, ma ancor più esistenziale, vitale, e i contendenti che l’anno rasa al suolo: i miliziani dell’Isis, i bambini-kamikaze, i sommersi e i salvati del jihadismo; le vittime e i combattenti dell’Isis.

Ci sono le responsabilità, non il giudizio morale: Isis Tomorrow non viene per additare, ma per testimoniare il qui e ora oramai lungamente disatteso dalle news e dalla stampa.

A partire dalle logiche di vendetta, persecuzione e discriminazione dai campi ai ruderi che oggi riguardano i carnefici, e i consanguinei dei carnefici, di ieri: non c’è pace senza giustizia, non c’è salvezza senza perdono, e ridurre il fenomeno a mero problema di ordine pubblico rischia di rinvigorirlo, anziché risolverlo.

Bambini mutilati, ciechi, autoreclusi, spalancati senza requie sull’orrore subito e, talvolta, inferto; donne marginalizzate e vieppiù vilipese, abbandonate a un’esclusione senza fine; intelligence nel guado tra passato e futuro, punizione e possibilità: ben filmato, supportato da testimonianze secche, preziose e dolenti, mai enfatiche, capace di tracciare un “poi”, se non intravvedere una soluzione, Isis, Tomorrow è da vedere. Prodotto da FreemantleMedia Italia con Rai Cinema, produttore associato Martina Veltroni." ('Federico Pontigia')

 

" Il documentario esplora le conseguenze della lunga e brutale guerra contro Isis. Conseguenze non solo materiali ma soprattutto morali e che incidono sulle vite dei soggetti più vulnerabili: donne, per lo più vedove, e bambini, orfani. Viene data voce ai parenti dei civili morti guerra e ai parenti dei combattenti, i miliziani del Califfato. Donne e bambini che devono far fronte a un indicibile dolore e a un sentimento di vendetta e ritorsione che sta governando il complesso dopoguerra iracheno.

La domanda che nasce spontanea dopo la visione di questa preziosa indagine di Mannocchi e Romenzi è: le colpe dei padri debbono ancora e sempre ricadere sui figli?

La situazione è chiara sin dall’inizio: l’Isis non solo ha commesso le uccisioni, organizzato le stragi, schiavizzato le donne. I suoi componenti hanno lavorato su un terreno capace di assorbire con rapidità concetti d’odio e di vendetta: la mente dei bambini e dei ragazzi. Figli, nipoti e loro amici sono stati indottrinati fin da piccoli e immagini e parole ci mostrano come ogni singolo concetto sia penetrato a fondo nelle loro coscienze al punto da divenire inestirpabile.

Il problema che i due registi evidenziano con grande lucidità riguarda il presente ma, soprattutto, il futuro. Come far sì che un odio così radicato, che ha a sua volta prodotto odio in coloro che ne hanno subito gli orrendi soprusi, possa essere messo in condizione di non nuocere? La soluzione apparentemente più ovvia è: impedendo alle famiglie che sono passate dalla parte dell’Isis di tornare nelle loro case (ammesso che esistano ancora) o, ancor meglio, tenendo in carcere sine die figli e nipoti.

È una vera soluzione? Come si può intervenire? Soprattutto: lo si deve fare o si deve lasciare che la rivalsa più che giustificata domini i prossimi decenni? Non sono domande nuove: la situazione post-apartheid sudafricana, tra le tante, è lì a ricordarcelo. Qui però la materia del contendere è più delicata e al contempo più grave. Escludere dalla società del futuro un numero ingente di minori perché indottrinati significa in qualche modo arrendersi di fronte a un’apparente ineluttabilità con conseguenze non difficili da immaginare. Allora che fare? I registi non ci danno delle risposte ma fanno bene a porci delle domande" ('mymovies')

 

"Fra un estremismo ancora pulsante, disparità sociali, discriminazioni nei confronti dei più deboli e un disprezzo per l’ex nemico (o presunto tale) che serpeggia in ogni angolo, Francesca Mannocchi e Alessio Romenzi ci raccontano con atteggiamento imparziale e grande sensibilità quello che succede dopo la guerra con l’Isis e in generale dopo tutte le guerre, guardando con lungimiranza verso gli orizzonti futuri del Medio Oriente. Isis, Tomorrow. The Lost Souls of Mosul si rivela così un documentario coraggioso e importante, che ci immerge amaramente in un risvolto dell’Isis e del terrorismo poco affrontato dai media, ma estremamente rilevante per le tensioni di questa area geografica." ('Cinematographe')

 

 

 

  

 

 

 

 

PARTNER

 

  

 

Privacy Policy Cookie Policy