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PADRE
 
VENERDI 21/09
► ore 18.30

SABATO 22/09
► *ore 21.30
*In sala la regista G.Colagrande

DOMENICA 23/09
► ore 18.00 

 

PRIMA VISIONE IN ESCLUSIVA 

 

 

 

Regia: Giulia Colagrande
Attori:Giada Colagrande, Willem Dafoe, Franco Battiato, Marina Abramovic, Claudio Colombo

Musiche: Franco Battiato

 

 

Una giovane donna che ha appena perso suo padre e cerca di elaborare il lutto; lui, grande compositore, dall'aldilà cerca di rimanere in contatto con lei attraverso la musica. 

 

 

 

" A due anni dalla realizzazione esce l’ultima opera di Giada Colagrande, artista poliedrica del panorama nazionale, tra i protagonisti l’attore statunitense Willem Dafoe. Giulia (interpretata dalla regista) ha appena perso il padre, il grande compositore Giulio Fontana (Franco Battiato). Attraverso la musica lui la contatta dall’aldilà e la accompagna in un’iniziazione al mondo invisibile. 

Per Giada Colagrande, se il mondo delle immagini non equivale a nessuna delle esperienze più importanti, profonde ed emozionanti della propria vita, non è vera arte. L’invisibile è reale, e Marina Abramovic (che interpreta la parte della mamma di Giulia) conosce bene tale condizione. Nei meandri delle propria casa, nelle stanze dove ancora risuona l’eco della musica, l’eco della presenza spirituale di un uomo, seguendo il flusso della vita e della morte, pedinando quasi il battito della condizione umana, si dipana un’estetica vasta, che vive appunto sulla presenza e non sul ricordo e sull’illustrazione registrata. Giada Colagrande sperimenta con il cinema, il teatro, la video arte, interventi artistici su scala ambientale in contesti urbani e sovrannaturali. È costante la tensione tra libertà e controllo creativo, Padre è più dell’oggetto materiale, coincide con l’esperienza che attraverso di essa è possibile compiere; un’esperienza forte, estrema in senso sia fisico che mentale.

." Sentieri Selvaggi')

 

“Mio padre era morto da poco quando cominciai a fare dei sogni consequenziali, vedendo, notte dopo notte, la stessa situazione: una me sconvolta dal trapasso del padre, che non era quello reale ma bensì un grande compositore, il quale aveva in qualche modo ‘scelto’ di andarsene. Al terzo sogno ho visto il suo volto: era quello di Franco Battiato, una persona per me importantissima, che mi ha insegnato tanto, anche proprio sulla morte, spronandomi a esplorare l’aldilà, a meditare sul trapasso come transizione e sulla vita terrena come passaggio. Così ho deciso di fare un film nello stesso modo in cui feci il mio primo: autoprodotto, in totale intimità, fondendo varie forme artistiche – video arte, danza, musica, teatro e pittura. Ho plasmato il personaggio del padre su Battiato, aiutata dal fatto che è un artista così completo. Sono venute prima le sue musiche, poi tutto il resto: i suoi vecchi video ne hanno costruito il ricordo, mentre i suoi quadri hanno dato forma alla sua spiritualità, luminosissima, ricca di oro e dervisci” (del film firma le musiche)." ('La regista Giulia Colagrande')

 

"

Giulia dopo la morte del padre, un raffinato compositore, ne avverte ancora la presenza nell'abitazione in cui vivevano. Si sente il suono del pianoforte e il ritrovamento di alcune lettere rafforza in lei la convinzione che non tutto si chiude con la morte del corpo ma che il contatto con chi ci è caro possa continuare.

L'idea di realizzare un film che riguardasse la mia esperienza a seguito della morte di mio padre, il compositore Giulio Fontana, si è insinuata nella mia vita in modo graduale, perché ho iniziato ad avere questo tipo di visioni.
Giada Colagrande
"Quasi sempre solo immagini, solo a volte scene intere, ma mentirei se dicessi che mi sono seduta a scrivere una sceneggiatura. Il film l'ho realizzato come durante un sogno. In realtà l'unico elemento autobiografico della pellicola è che durante la realizzazione stavo attraversando il senso della perdita di mio padre ed ero immersa nel sentimento di rimpianto". I termini che si utilizzano usualmente dopo il decesso di una persona cara sono (basta leggere qualche necrologio): "ci ha lasciato", "la perdita", "la scomparsa", "non è più con noi". Sono tutti modi, per Giada Colagrande, imprecisi per definire uno stato emotivo che invece dovrebbe spingerci a leggere gli accadimenti in maniera diversa. La sua Giulia, a cui dà corpo e voce, 'sente' che non può adagiarsi nel dolore o nella mestizia perché il padre è ancora vicino a lei e le chiede di procedere ad una elaborazione del lutto che percorra strade diverse, che lasci impronte non necessariamente lineari e 'razionali' in quel deserto emotivo che sembra essere diventata l'esistenza. La camera la segue in questa ricerca, divisa in capitoli a tema, in cui l'assenza/presenza paterna viene in qualche misura riequilibrata grazie alla messa in scena di uno spettacolo al femminile (diretto però da un uomo) in cui dare espressione vocale e corporea a donne che sono state fondamentali nel processo di emancipazione (non solo sociale) femminile.
William Dafoe, compagno nella vita reale della regista, la accompagna in questo viaggio interiore con dolce fermezza mentre Marina Abramovic assume il ruolo della madre lontana, costantemente a sua volta in ricerca." ('mymovies')

 

 

 

  

 

 

  

 

 

 

 

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